Il 25 aprile '20 in strada, ma non per tutti

di NICOLA ZUCCARO - Dalla sfilata di Bologna al presidio degli antagonisti a Milano (dove si sono registrate delle tensioni con la Polizia), passando per gli assembramenti "rossi" a Roma, presso il Quartiere Pigneto. In barba alle restrizioni imposte dal Decreto ministeriale del 9 marzo che ha imposto la quarantena a tutti gli italiani, una maggioranza di essi ha ugualmente festeggiato fuori dalle mura di domestiche il settantacinquesimo anniversario della Liberazione d'Italia dal nazifascismo fra sventolii di tricolori e di bandiere della Pace, cantando a squarciagola "Bella Ciao".

E' stato l'altro volto di un 25 aprile che, già consegnato alla storia, ha fatto da controcopertina all'intonazione del canto per eccellenza della lotta partigiana, sui balconi di tutta l'Italia. Un epilogo indecoroso di una festa civile che, per quell'ideale di libertà inteso come di rivalsa all'oppressione imposta dal 9 marzo da un Governo di Polizia (lo stesso che ha interrotto le celebrazioni delle Messe), doveva essere regolamentato da un esecutivo che ha confermato di essere sempre più avulso dal Paese reale.

E, in attesa di un bis previsto per il 1 maggio (Giornata Mondiale dei Lavoratori), l'auspicio è che lo Stato poliziesco non replichi con il criterio dei 2 pesi e delle 2 misure e ripristini, anche e soprattutto per rispetto nei confronti di chi è rimasto in casa, il controllo serrato del territorio.
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