Un gruppo pugliese-siciliano per la stampa maschere 3D

Fin dal primo momento dell'emergenza sanitaria da Coronavirus uno dei problemi chiave si è mostrato essere la carenza dei dispositivi di protezione individuale, così fondamentali in prima battuta per il personale sanitario in prima linea contro lo sconosciuto nemico invisibile. Il fatto che si tratti di un virus ad oggi sconosciuto alla scienza non esclude l'utilità di tute idrorepellenti, guanti usa e getta, mascherine e visiere ma, al contrario, se ne richiede il massiccio utilizzo proprio per arginare il più possibile il contagio ancora non noto in ogni dettaglio. 

Per fortuna, mentre i medici e gli infermieri non si sono tirati indietro di fronte al loro impegno al servizio dei bisognosi mettendo a rischio anche loro stessi, italiani dal grande cuore si sono attivati al meglio delle proprie possibilità per sopperire alla carenza del materiale protettivo.

Ed è così che prende vita il progetto Open Source Mask per merito di un piccolo manipolo di giovani ricercatori esperti della Sicilia e della Puglia uniti per il bene comune. Con l'ausilio del Web da cui poter liberamente scaricare file di prototipizzazione di mascherine a basso costo per stampanti 3D domestiche. Il punto di partenza è 

Il primo passo è stato la creazione di un prototipo con l'impegno personale del ricercatore bitontino del CNR classe '84, Ing. Vitantonio Vacca, che è successivamente stato oggetto di revisione e perfezionamento con il coinvolgimento del suo collega Ing. Giuseppe Occhipinti; le competenze tecniche e ingegneristiche dei due si sono fuse con quelle del graphic designer Ambrogio Occhipinti e dei videomaker Savino Carbone e Davide Saponieri

per permettere a tutti di replicare la stampa delle mascherine di protezione sfruttando il materiale da loro condiviso senza scopo di lucro.

Come spiegato dall'esperto di stampanti 3D Claudio Santinelli, membro del comitato di redazione del sito reviewbox.it, la stampa tridimensionale si basa sull'uso di vari materiali (prevalentemente di origine sintetica) che vengono convogliati verso gli ugelli di stampa sotto forma di filamenti. Una volta che il filamento giunge alla parte terminale viene riscaldato ad una adeguata temperatura per riuscire ad essere stratificato ad ogni passaggio, assumendo una consistenza vischiosa: ad ogni passaggio del carrello di stampa viene depositato un sottilissimo strato di materiale che va a sovrapporsi ai precedenti, andando a comporre la forma desiderata nelle tre dimensioni. Si può dire un po' come avviene fra le mani del vasaio che innalza l'argilla per formare il vaso a salire.

Claudio Santinelli fa notare come sia molto diffuso oggi il modello open source non solo per progetti riguardanti lo sviluppo software, ma anche per ciò che può interessare la creazione di qualcosa che abbia un'utilità collettiva e per la quale non si voglia direttamente speculare. Il progetto Open Source Mask è partito dall'adozione di altri modelli di mascherine già reperibili online, sui quali sono state fatte opportune modifiche per renderle protettive al meglio ed accessibili a tutti i maker.

Considerando la frenata degli esperti sulla ripartenza dall'emergenza, il periodo di utilizzo delle introvabili mascherine sarà ancora molto lungo.
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