A spasso tra le grandi epidemie della storia

VITTORIO POLITO – Da circa tre mesi a questa parte non si parla d’altro che dell’epidemia o della pandemia da “Covid-19” o “coronavirus”, della fase 1 e della fase 2, ecc. Sta di fatto che ad oggi non sappiamo ancora con certezza che cosa si deve fare per ritornare alla normalità e per rispettare, con sicurezza, le regole per la protezione individuale e generale.

Dell’epidemia se ne sono state dette “di cotte e di crude”, tanti in cattedra a dare norme e dettare consigli, molti “esperti” a pontificare sul da farsi, numerosi sedicenti “predicatori” a dare suggerimenti sui social, ecc., ma le incertezze sono tante e si auspica che alla fine si verrà a capo del preoccupante problema.

Al di là del “coronavirus”, mi piace andare a spasso delle grandi epidemie che si sono succedute nel mondo già nel 430 a.C., denominata “peste di Atene”, descritta da Tucidide, storico greco, e colpito egli stesso dal morbo. L’infezione, scoppiò durante l’Assedio di Atene da parte di Sparta. Atene fu afflitta da una gravissima epidemia che provocò la morte di migliaia di persone: probabilmente la metà dei suoi abitanti. Per la prima volta ne fu consegnata ai viventi, e ai posteri, una descrizione scientifica, comprensiva dei sintomi della malattia, della sua evoluzione e del suo epilogo, generalmente funesto.

Nel 165 d.C. scoppiò la “peste antonina”, dal nome della dinastia imperiale regnante, conosciuta anche come la peste di Galeno, che durò ben trent’anni, mietendo 5 milioni di persone. Si parla di vaiolo, morbillo o peste bubbonica, tra le ipotesi più accreditate.

Nel 251 d.C., scoppiò l’epidemia di San Cipriano, dal nome del vescovo di Cartagine, che nella sola Roma mieté 5 mila vittime. I ricercatori oggi ipotizzano sia stata generata dal virus del vaiolo o del morbillo o da contagio da “febbre emorragica” diffusa da un roditore.

Ne 1347 l’Europa è colpita dalla “peste nera” che sterminò oltre 20 milioni di persone (1 abitante su 3). Lo “yersinia pestis”, così chiamata, fu originata da un contagio avvenuto probabilmente da pidocchi e non da topi.

Nel XVI secolo, conquistatori e coloni europei portano nelle Americhe influenza, morbillo, tifo e vaiolo, malattie delle quali gli indigeni sono privi di difese immunitarie e quindi in alcune regioni si è avuta la mortalità fino al 90% della popolazione.

Nel 1575 la “peste di San Carlo”, così chiamata a Milano per l’assistenza ai malati disposta da parte del vescovo Carlo Borromeo. A Venezia il morbo uccide un abitante su 4 e porta alla decisione di far costruire una chiesa dedicata al Redentore.

E siamo all’epoca di Alessandro Manzoni con la peste del 1630, descritta nei “Promessi sposi”, portata dai mercenari lanzichenecchi assoldati da Venezia. A Milano si contarono sessantamila morti.

Nel 1656 la peste, partita da Algeri, passa in Spagna e in Sardegna e successivamente a Napoli, forse portata da un veliero, causando nel Regno, soprattutto al sud, 250 mila morti (43% della popolazione).

Nel 1665 la “grande peste di Londra”, giunta in Inghilterra, forse attraverso navi provenienti dall’Olanda, che decimò tra le 75 e le 100 mila vittime in due anni. L’epidemia si spense con il grande incendio che devastò la capitale del Regno Unito. Tra i testimoni Daniel Defoe, l’autore di “Robinson Crusoe” che nel 1722 pubblicò il “Diario” dell’anno della peste.

Il Vaiolo (sec. XVII-XVIII), dal ’600 flagella più volte tutti i paesi del mondo, diventando endemica e colpendo circa l’80% della popolazione europea, mentre a Napoli (1768), si registra una mortalità tra il 20 e il 40%.

Dal 1817 ad oggi s registrano sette pandemie di colera, il “vibrio cholerae”, partendo dal Gange, in India, dà origine a sei pandemie che uccidono milioni di persone. Attualmente è ancora in corso.

L’influenza russa (1889), originata probabilmente tra l’Asia e la Russia, grazie allo sviluppo delle comunicazioni, raggiunge anche l’Europa. I morti accertati nel mondo sono circa un milione di cui 11.700 in Italia.

Nel 1918 scoppia l’influenza spagnola causata dal virus H1N1, partita forse dagli Stati Uniti, attraverso i militari che la portano sui campi di battaglia nella I Guerra Mondiale. Infetta nel mondo 500 milioni di persone, causando tra 50 e 100 milioni di morti, di cui 600 mila in Italia, la maggior parte dei quali al di sotto dei 65 anni di età.

Nel 1957, molti la ricorderanno, scoppia l’influenza asiatica dal virus H2N2, scomparsa dopo 11 anni, proveniente dalla Cina, causando, si calcola, 4 milioni di decessi nel mondo, per la maggior parte di persone affette da malattie croniche.

Nel 1968 compare l’influenza di Hong Kong, causata dal virus H3N2, lo stesso che circola come virus stagionale, a partenza dal sud-est asiatico. È la meno letale delle pandemie del XX secolo.

L’epidemia di colera del 1973, scoppiata a Napoli e in Puglia, che registra 277 casi e 24 morti a Napoli e 9 in Puglia, fu originata da una partita di cozze importata dalla Tunisia.

Dal 1981 ad oggi registriamo l’infezione causata dal virus dell’immunodeficienza (HIV), conosciuta meglio come AIDS, scoperta negli Stati Uniti tra giovani omosessuali, anche se già venivano segnalati casi negli anni ’70 in numerose aree de mondo. Ad oggi i morti si calcolano in 35 milioni, di cui oltre 45 mila in Italia.

Scoppia nel 2003 la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), comparsa in Cina (Guangdong) a fine 2002, con un numero di vittime che ammonta a circa 800.

Nel 2009 compare l’influenza suina dal virus H1N1, a partenza dal maiale, e contagia in Italia oltre un milione e mezzo di persone, con un tasso di mortalità inferiore a quello della normale influenza.

Nel 2012 compare la MERS, il coronavirus della Sindrome Respiratoria medio-orientale originata probabilmente dai pipistrelli, trasmessa in epoca remota ai dromedari. Sono presenti focolai in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Corea del Sud.

L’EBOLA compare nel 2014, proveniente dall’Africa occidentale e causa, forse, del contatto con cacciagione infetta. Si contano 11.325 vittime in dieci paesi, Italia compresa.

Del Covid-19 o coronavirus, proveniente dalla città di Wuhan (Cina), la situazione nel mondo al 14 maggio 2020, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la seguente: 4.218.212 casi confermati nel mondo dall’inizio dell’epidemia, 290.242 morti. I dati per l’Italia, secondo il Dipartimento della Protezione Civile, sono 222.104 casi (31.106 morti).

Per questi dati, che sono sotto gli occhi di tutti, non servono ulteriori commenti. Speriamo che quanto prima si esca dalla pandemia, che secondo le previsioni degli esperti, farà cambiare le nostre abitudini di vita.

Atteniamoci quindi ai suggerimenti e alle direttive, anche se in qualche caso confuse e, forse, così facendo, salveremo noi e gli altri dall’aggressione di un virus che pare non abbia molta intenzione di mollare le redini!
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