Baresi che hanno fatto la storia di Bari: Giacinto Gimma


VITTORIO POLITO - Una importante strada del quartiere murattiano di Bari, quella di fronte alla Camera di Commercio, è dedicata all’abate Giacinto Gimma (1668-1735), erudito, il quale dotato di vivace intelligenza, studiò al Collegio dei gesuiti e presso i padri domenicani della città, applicandosi con profitto alle scienze umanistiche, alla filosofia, alla matematica, al diritto ed alle materie teologiche ed ecclesiastiche, laureandosi in diritto civile e canonico.


A soli 26 anni egli era stimato e onorato da Accademie e consessi vari e godeva dell’amicizia di molte personalità del tempo. Socio, a Napoli, dell’Accademia degli Uniti, di quella del Platano e dell’Accademia degli Infecondi di Roma. Fu Promotore Generale dell’Accademia dei Pigri di Bari e promotore e censore degli Spensierati di Rossano.

Fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo Nunzio Gaeta e nominato nel 1704 da Clemente XI, Canonico ed Esaminatore prosinodale e Camerlengo della Cattedrale e successivamente gli furono offerte varie Cattedre episcopali, che per modestia Gimma rinunciò, insieme a quelle di Filosofia delle Università di Torino e Padova.


Colpito da una terribile artrite, rinunciò al Canonicato e dedicatosi alla vita libera compose le sue opere più famose, per le quali ebbe riconoscimenti del mondo colto. Sua è la prima storia della letterature italiana “L’idea della storia dell’Italia letterata” (1725), pubblicata prima di quella di Girolamo Tiraboschi, erudito e storico della letteratura italiana.

Gimma fu anche naturalista di eccezionale valore, come scrive Pasquale Sorrenti nel suo libro “I Baresi” (Tipolitografia Mare), definendolo “enciclopedista ante-litteram” e nella sua Encyclopedia, non pubblicata, egli inserì tutto ciò che era a conoscenza in fatto i scienze, ma l’opera è in dotazione alla Biblioteca Nazionale di Bari. Numerose sono le sue opere edite ed inedite. Va ricordata la “Elogi accademici della Società degli Spensierati di Rossano” (Troyse, 1703).


Un “barese” che ha onorato la città di Bari e la cultura con il suo immenso sapere e la sua infinita modestia.
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