Il mondo dell’arte e l’intelligenza artificiale

(geralt/Pixabay)
Il rapporto tra arte e tecnologia è qualcosa che fa discutere i filosofi dall’alba dei tempi. Nell’antichità, infatti, i greci utilizzavano la parola “techné” per indicare l’arte nell’accezione di "perizia", di "saper fare". Arte e tecnica hanno quindi una stessa antichissima radice comune, che per secoli le ha unite. Leggendo le parole di Leonardo da Vinci, il genio eclettico per eccellenza, ci accorgiamo di come per un uomo del Rinascimento fosse impossibile scindere arte, natura e scienza. Nel corso dei secoli le cose di certo sono cambiate moltissimo.

Si è assistito ad una specializzazione costante di ogni ambito del sapere umano, si sono affermate nuove particolari concezioni dell’arte, che hanno messo sempre più al centro l’individualità dell’artista come unico e originale soggetto creativo. Non solo, ma l’evoluzione tecnologica ha portato immensi cambiamenti nel mondo dell’arte, basti pensare agli ultimi due secoli, alla diffusione della fotografia prima e del cinema poi. L’evolversi delle tecniche apre all’arte sempre nuovi immensi territori da esplorare, modificando profondamente la nostra immagine dell’arte e del ruolo dell’artista.

Negli ultimi decenni si è assistito ad un’evoluzione tecnologica senza pari nella storia dell’uomo. Le nuove tecnologie hanno cambiato radicalmente la vita di milioni di esseri umani in tutto il mondo sotto diversi punti di vista. Dall’informatica arrivano anche alcune delle più importanti sperimentazioni estetiche del nostro tempo. Oggi si parla sempre più spesso di opere d’arte realizzate attraverso l’intelligenza artificiale, si aprono scenari fantascientifici e ci si interroga su questioni del tutto nuove.

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sta portando grandissimi cambiamenti per quanto concerne la nostra vita quotidiana, la produzione di beni, l’ottimizzazione di interi sistemi. Ora si lavora per rendere le intelligenze artificiali capaci di interagire in modo sempre più perfetto e sempre più diretto con l’essere umano. Quello del gioco è stato un settore chiave per testare l’intelligenza artificiale. Vedere come si relazionano gli algoritmi a roulette, carte e scacchiere si è rivelato illuminante sotto diversi punti di vista. Le sfide tra uomo e macchina ci permettono di comprendere in modo sempre più preciso differenze e reciproche possibilità di relazione. Ma quali relazioni tra uomo e macchina possono darsi nel mondo dell’arte? Questo è un terreno ancora tutto da esplorare.

(asawin/Pxhere)
Il 25 ottobre del 2018 la casa d’aste Christie’s ha battuto per ben 432.500 dollari il “Ritratto di Edmond Belamy”. Si direbbe il ritratto di un uomo dell’Ottocento, forse di un membro del clero. Il suo volto però resta poco definito, l’indeterminatezza dei suoi tratti inquieta non poco lo spettatore. La sua particolarità però non sta di certo nello stile, quanto nella sua genesi. A produrre il quadro non è stato un pittore, ma un’intelligenza artificiale. Il progetto, realizzato dal collettivo parigino Obvious, vede alla base l’analisi di ben 15.000 ritratti d’autore realizzati tra il XIV e il XX secolo e una precisa formula algebrica, che compare come firma dell’artista. Il caso è straordinario, ma di certo non unico. Poco tempo dopo, infatti, Sotheby’s ha messo all’asta “Memories” un’opera creata da algoritmi che generano continuamente ritratti su due schermi, senza fine.

L’algoritmo di deep learning alla base di queste opere prende il nome di GAN (Generative Adversarial Network). Più precisamente non si tratta di un algoritmo, quanto di due diversi algoritmi, in perenne “competizione” tra loro. I programmatori hanno fornito ai due algoritmi tutti i dati necessari per l’addestramento, in questo caso, le immagini di migliaia di opere d’arte. Il primo algoritmo, il “generatore”, attinge dal suo database per creare immagini originali. Il secondo algoritmo, il “discriminatore” deve invece determinare se i risultati che gli vengono sottoposti sono creazione del primo algoritmo o fanno già parte del database. Il generatore deve quindi realizzare opere sempre più perfette e complesse per “ingannare” il discriminatore. Ogni volta che il discriminatore rifiuta una proposta, il generatore “impara” e la sua produzione si raffina.

Aumenta il numero degli esemplari di opere d’arte realizzati attraverso questi sistemi. Artisti, critici, filosofi e giuristi si fanno sempre più domande a riguardo. Una questione non da poco, ad esempio, è quella legata al diritto d’autore. A chi appartengono i diritti d’autore nel caso di opere come queste? All’informatico, all’artista o alla macchina? Ci si divide. Tuttavia, al momento la certezza è una. È l’uomo che programma le macchine, l’intelligenza artificiale oggi ha ancora il ruolo di “ragazzo di bottega” che esegue quanto gli è stato commissionato. Non possiamo parlare di certo di processi “creativi” autonomi. Tuttavia, si osservano questi sviluppi con molta curiosità, perché questo campo apre sicuramente scenari futuri molto interessanti.
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