BARI - Nuova digital conference numismatica della Società Mediterranea di Numismatica presieduta dal dott.Giuseppe Ruotolo, fissata per le ore 17,00 del prossimo sabato 26 Settembre, dal titolo 'Iconografia monetale - Una lettura dell'identità di genere attraverso le immagini monetali'. Ospite di rilievo dell'incontro la prof.ssa Maria Caccamo Caltabiano.
Una lettura dell’identità di genere attraverso le immagini monetali
di MARIA CACCAMO CALTABIANO - Nella moneta l’immagine non è mai decorativa o accessoria, né soggetta alla libertà dell’artista; per trasformarsi in moneta un quantitativo di metallo ha bisogno di ricevere l’impressione di un’immagine. Nasce da qui il forte legame fra la moneta e il suo emittente/proprietario che sviluppa spesso un “programma iconico” coerente, in grado di rappresentare la struttura e la forma del suo potere politico, e comunicare all’esterno i valori sociali e i presupposti ideologici su cui esso si fonda 1 .
Già nella prima metà del V sec. a.C., in Sicilia e nell’Italia Meridionale, si registra un fenomeno che non trova analogo riscontro nelle monetazioni di altre aree geografiche: la presenza delle Personificazioni delle Città , protettrici soprannaturali e loro incarnazioni divinizzate, definite nella letteratura numismatica “Ninfe Eponime” 2 , avendo dato il loro nome alle Città di cui sono state progenitrici.
Gli studiosi hanno considerato le Personificazioni delle Città emanazioni della figura orientale di Aphrodite/Astarte. Dea della fertilità , che governava i ritmi della natura e la fecondità umana, IÅ¡htar/Astarte - già dal II millennio a.C. - era ritenuta patrona e signora del territorio. Essa appariva legata all’assunzione e alla legittimazione del potere politico del governante, secondo un modello di trasmissione hierogamica, per cui la dea - unica detentrice della regalità - si univa in sacre nozze con l’uomo che lei stessa aveva scelto per governare.
L’analisi delle iconografie monetali - nel loro dispiegarsi diacronico - offre molti spunti chiarificatori del ruolo svolto dalla divinità che personifica la Città nell’assunzione del potere politico, ed evidenzia l’onore e la considerazione in cui potesse essere tenuta la figura femminile nel doppio ruolo di sposa e madre. Le iconografie monetali testimoniano come la “storia iconica” delle Divinità poliadiche si sia incrociata nel tempo con quella delle Tychai poleos orientali e delle Fortunae italiche, e significativamente con quella delle Regine ellenistiche (Basilissai) e delle Imperatrici romane (Augustae). Assimilate ad Aphrodite o a Venus Genetrix, le Personificazioni delle Città - ma, in tempi più recenti, anche le mogli di Imperatori o di Sovrani - hanno rappresentato sulla moneta la Collettività governata, assumendo il ruolo della Nymphe, cioè della “Sposa”, con riferimento al Governante visto come lo Sposo/Amante.
Si delinea, di conseguenza, fin dal II millennio a.C. la grande metafora del potere politico assegnato e legittimato dal basso, da una collettività che è vista come una donna, “divina” e detentrice del potere che ella sola può donare all’uomo che sceglie per governare, e di cui diviene compagna e sposa. Si ricostruisce in sintesi il modello ancora oggi operante nel Cristianesimo, che legge il rapporto fra Cristo e la sua Chiesa come rapporto sponsale e di amore/servizio, così totale da giungere al completo sacrificio di se stesso. L’atteggiamento da tenere nella gestione del potere politico appare infatti non solo quello dello Sposo che ama la Sposa ma del “Servus” disposto ad accettare il ‘calice’ che ella gli offre.
di MARIA CACCAMO CALTABIANO - Nella moneta l’immagine non è mai decorativa o accessoria, né soggetta alla libertà dell’artista; per trasformarsi in moneta un quantitativo di metallo ha bisogno di ricevere l’impressione di un’immagine. Nasce da qui il forte legame fra la moneta e il suo emittente/proprietario che sviluppa spesso un “programma iconico” coerente, in grado di rappresentare la struttura e la forma del suo potere politico, e comunicare all’esterno i valori sociali e i presupposti ideologici su cui esso si fonda 1 .
Già nella prima metà del V sec. a.C., in Sicilia e nell’Italia Meridionale, si registra un fenomeno che non trova analogo riscontro nelle monetazioni di altre aree geografiche: la presenza delle Personificazioni delle Città , protettrici soprannaturali e loro incarnazioni divinizzate, definite nella letteratura numismatica “Ninfe Eponime” 2 , avendo dato il loro nome alle Città di cui sono state progenitrici.
Gli studiosi hanno considerato le Personificazioni delle Città emanazioni della figura orientale di Aphrodite/Astarte. Dea della fertilità , che governava i ritmi della natura e la fecondità umana, IÅ¡htar/Astarte - già dal II millennio a.C. - era ritenuta patrona e signora del territorio. Essa appariva legata all’assunzione e alla legittimazione del potere politico del governante, secondo un modello di trasmissione hierogamica, per cui la dea - unica detentrice della regalità - si univa in sacre nozze con l’uomo che lei stessa aveva scelto per governare.
L’analisi delle iconografie monetali - nel loro dispiegarsi diacronico - offre molti spunti chiarificatori del ruolo svolto dalla divinità che personifica la Città nell’assunzione del potere politico, ed evidenzia l’onore e la considerazione in cui potesse essere tenuta la figura femminile nel doppio ruolo di sposa e madre. Le iconografie monetali testimoniano come la “storia iconica” delle Divinità poliadiche si sia incrociata nel tempo con quella delle Tychai poleos orientali e delle Fortunae italiche, e significativamente con quella delle Regine ellenistiche (Basilissai) e delle Imperatrici romane (Augustae). Assimilate ad Aphrodite o a Venus Genetrix, le Personificazioni delle Città - ma, in tempi più recenti, anche le mogli di Imperatori o di Sovrani - hanno rappresentato sulla moneta la Collettività governata, assumendo il ruolo della Nymphe, cioè della “Sposa”, con riferimento al Governante visto come lo Sposo/Amante.
Si delinea, di conseguenza, fin dal II millennio a.C. la grande metafora del potere politico assegnato e legittimato dal basso, da una collettività che è vista come una donna, “divina” e detentrice del potere che ella sola può donare all’uomo che sceglie per governare, e di cui diviene compagna e sposa. Si ricostruisce in sintesi il modello ancora oggi operante nel Cristianesimo, che legge il rapporto fra Cristo e la sua Chiesa come rapporto sponsale e di amore/servizio, così totale da giungere al completo sacrificio di se stesso. L’atteggiamento da tenere nella gestione del potere politico appare infatti non solo quello dello Sposo che ama la Sposa ma del “Servus” disposto ad accettare il ‘calice’ che ella gli offre.
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Cultura e Spettacoli