Quei barbari sanguinari dei Vichinghi

VALTER CANNELLONI - Lo storico tedesco Rudolph Simeck, docente di studi germanici all'Università di Bonn, descrive, in questo agile, scattante ma ben documentato saggio, ricco di fonti bibliografiche, le imprese dei Vichinghi (“pirati”), questo popolo scandinavo che tra la fine dell'VIII secolo e la metà dell'XI, lasciò un'impronta indelebile sulla civiltà occidentale.

Nel primo capitolo del testo, “Il gusto nordico per la vita e le cause dell'era vichinga”, l'autore individua, oltre a varie concause economiche e politiche, nella ricerca della gloria e nell'esaltazione della vita guerriera la principale causa scatenante dell'epopea vichinga.

Nel secondo capitolo, “I Vichinghi visti dall'Europa occidentale”, Simeck cita i contemporanei occidentali nel loro giudizio sui Vichinghi, a metà tra le accuse di essere dei barbari sanguinari e l'ammirazione implicita per la loro bellezza fisica e il loro coraggio.

Il terzo capitolo “Il presupposto dell'espansione vichinga:la nave” Simeck identifica nella costruzione di navi a fondo piatto e a vela quadra il presupposto dell'espansione vichinga, dato che il fondo piatto delle imbarcazioni non necessitava di porti d'attracco, consentiva la navigazione sui fiumi e permetteva il trasporto su rulli in legno via terra.

Il capitolo successivo, “Le direttrici dell'espansione vichinga”, è forse il più interessante dell'opera, perché traccia una mappa del percorso vichingo alla conquista del mondo. Dall'Irlanda alla Scozia, dall'Inghilterra alla Francia, dagli arcipelaghi del Nord Atlantico all'Islanda, fino ad arrivare alla Groenlandia (scoperta dal celebre assassino vichingo Erik il Rosso, esiliato dalla patria, che volle battezzare quella terra col nome di “terra verde”, per renderla appetibile ai suoi connazionali) e al Vinland (“terra del vino”), esplorata dal figlio di Erik il Rosso, Leif Eriksson, che raggiunse così l'isola di Terranova, in America, cinque secoli prima di Cristoforo Colombo.

Per non parlare poi dei Variaghi o Rus, i Vichinghi russi, che si stanziarono stabilmente tra i Laghi Ladoga e Onega fino al Mar Nero, finendo poi, in epoca più tarda, per fornire la Guardia Imperiale all'imperatore romano d'Oriente, a Bisanzio.

Gli ultimi capitoli dell'opera descrivono le caratteristiche della società vichinga, l'organizzazione della vita quotidiana, la cultura materiale, la letteratura e la religione, con alcune importanti annotazioni da cogliere nel testo.

Pagani (credevano nella triade di dei Odino, Thor e Freia), poligami (e la necessità di trovare un'occupazione ai numerosi figli minori esclusi dalla successione fu una delle cause della loro espansione), i Vichinghi usavano seppellire i loro morti nelle navi di proprietà (i “drakkar”), anche se era rarissimo che le incendiassero e le abbandonassero alle onde del mare, come si vede in qualche serie televisiva.

Questo popolo incideva le proprie iscrizioni funerarie sulle pietre runiche, lasciando così una preziosa testimonianza della loro vita. L'oreficeria e i lavori d'intaglio, realizzati durante i lunghi giorni invernali, raggiunsero vette altissime.

I Vichinghi amavano la cultura delle feste, durante le quali sacrificavano animali preferibilmente maschi, e trangugiavano litri di birra e idromele: tra l'altro, sono stati gli inventori dell'hockey su ghiaccio.

Da un punto di vista letterario, i Vichinghi, che non conoscevano la scrittura, ci hanno lasciato la poesia scaldica (quella tramandata oralmente dagli scaldi, poeti girovaghi che si fermavano a lungo presso le corti) e l'”Edda” di Snorri, poema monumentale composto però nel XIII secolo, e quindi duecento anni dopo la conversione al Cristianesimo di questo popolo pagano.

L'”Edda” ancora oggi è studiata nelle scuole anglosassoni e germaniche. Il bel libro di Rudolf Simeck ha il pregio di saper ricostruire in una sintesi breve la vita reale e il mito dei Vichinghi, gettando un raggio luminoso di conoscenza su uno dei popoli più misteriosi che abbiano mai lasciato la loro impronta sul nostro pianeta.

RUDOLF SIMECK
“I VICHINGHI”
EDITRICE IL MULINO, BOLOGNA 2020
PAGG.147 EURO 13.50.

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