Chi paga di più la crisi provocata dalla pandemia? Le donne

ROMA - Lo certificano i dati Istat: su 101mila persone che hanno perso il posto a dicembre, 99mila erano donne. Non è una coincidenza, ma l'effetto della cosiddetta "segregazione orizzontale dei mestieri".

Ma cosa vuol dire questo dato e fino a che punto è indicativo? Una cosa è certa: sicuramente nel 2020 il tasso di occupazione femminile è quello che ha conosciuto le flessioni maggiori. Rispetto a dicembre dell’anno scorso, infatti, ci sono 444mila lavoratori in meno. 312mila sono donne.

Ma fermarsi al dato dell’ultimo mese del 2020 non basta per capire le proporzioni di un fenomeno che resta in ogni caso preoccupante: “I report mensili non scendono nel dettaglio - spiega all’HuffPost Andrea Spizzichino, statistico dell’Istat - per avere un quadro completo dovremo attendere marzo, quando arriveranno i dati dell’ultimo trimestre del 2020. Per adesso possiamo dire che questa crisi ha colpito principalmente gli autonomi e i lavoratori a tempo determinato. E ha inciso negativamente sull’occupazione femminile. Basti pensare che le donne occupate a dicembre 2020 erano il 3,2% in meno rispetto a dicembre 2019. Mentre gli uomini occupati in riferimento allo stesso periodo erano l′1% in meno”.

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