Le Iene, ArcelorMittal: il videomessaggio di Ricky Tognazzi proiettato sulla facciata dell'azienda

 


MILANO - Questa sera, in prima serata su Italia 1, nuovo appuntamento con “Le Iene”. Conducono lo show Alessia Marcuzzi e Nicola Savino con le immancabili voci de la Gialappa’s Band. Tra le inchieste della serata:

La Iena Alessandro Di Sarno si occupa del licenziamento di un operaio dell’azienda ArcelorMittal di Taranto per aver condiviso sul proprio profilo Facebook un post nel quale invitava i suoi contatti a guardare “Svegliati amore mio”, la serie Mediaset che ha acceso un faro sul problema dell’inquinamento ambientale e dei rischi per la salute dei cittadini provocati dalle acciaierie in Italia e nel mondo.

Per i vertici aziendali il messaggio postato sul social network aveva contenuti denigratori e altamente lesivi dell’immagine dell’azienda. L’operaio è stato prima raggiunto da una telefonata nella quale gli si comunicava la cassa integrazione per una settimana e, in un secondo momento, è sopraggiunto il licenziamento, comunicato direttamente tramite raccomandata.

La fiction di Canale 5, diretta da Simona Izzo e Ricky Tognazzi con Sabrina Ferilli ed Ettore Bassi, non contiene alcun riferimento a Taranto o agli stabilimenti di ArcelorMittal e il messaggio condiviso dall’operaio non citava né l’acciaieria né i suoi datori di lavoro.

Alessandro Di Sarno ha provato a chiedere spiegazioni ad Arturo Ferrucci, responsabile delle risorse umane dell’azienda, a cui avrebbe voluto mostrare un videomessaggio degli autori e interpreti di “Svegliati amore mio”. Non essendo riuscito a rintracciare il dirigente, l’inviato ha proiettato il videomessaggio sulla facciata dell’azienda tarantina. Nel video le parole di Ricky Tognazzi: “Possono venire i signori franco-indiani, comperarsi l’Ilva e licenziare liberamente delle persone, per che cosa? Perché hanno fatto atti terroristici, hanno compiuto chissà quale disgraziata azione? No. Hanno postato un messaggio in cui dicono «Vedete Svegliati Amore Mio» perché racconta una storia che assomiglia molto alle nostre condizioni di vita, perché c’è una mega fabbrica, perché si parla di veleni, di polveri rosse, di polveri nere, e questi vengono licenziati. Meglio mettere al rogo il film che mandare per stracci una persona, un uomo con famiglia e figli. Arrestateci tutti, arrestate noi, fermateci. Siamo dei potenziali terroristi che abbiamo causato, in qualche modo, il licenziamento di un povero operaio. Grazie ArcelorMittal per aver fatto quello che la censura non è riuscita a fare in cent’anni”.

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