De Leonardis: “Sbagliata la politica sanitaria adottata per l’ospedale ‘Lastaria’ di Lucera e per i monti dauni”

BARI - L’interrogazione che Giannicola De Leonardis, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, aveva presentato per sollecitare la riapertura e il potenziamento del Pronto soccorso dell’ospedale Lastaria di Lucera, a distanza di mesi si è trasformata oggi in Consiglio regionale in una discussione sulla politica sanitaria e sulle scelte operate per il presidio di riferimento per un territorio vasto e dalle marcate criticità come i Monti dauni. “Nel dicembre 2019 il Lastaria è stato trasferito nella gestione del Policlinico Riuniti di Foggia, assieme a tutti i beni, gli immobili, la dotazione organica, in seguito all’attuazione di una delibera di Giunta regionale del 2019. Era stata garantita la continuità dell’attività, addirittura era stato garantito il potenziamento. Non solo. Era stata garantita la presenza di un pronto soccorso, che era stato, nel periodo della pandemia, addirittura chiuso, ed è stato riaperto lo scorso 3 maggio” ha ricordato De Leonardis in apertura del suo intervento.

“La questione che io pongo qual è? Il Decreto ministeriale n. 70, per gli ospedali in aree disagiate - come quella dove afferisce l’ospedale di Lucera, l’area disagiata del Subappennino, avente un territorio sotto gli 80.000 abitanti - prevedeva che queste strutture dovevano essere dotate di un reparto di 20 posti letto di medicina generale, di una chirurgia elettiva ridotta per interventi in day surgery e in week surgery, con possibilità di appoggio in letti di medicina, un pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’emergenza e, quindi, tutta una serie di attività consequenziali” ha continuato. Sempre il DM n. 70, per quanto riguarda gli ospedali sede di pronto soccorso anche in aree disagiate, prevede la presenza della medicina interna, della chirurgia generale, dell’anestesia, dell’ortopedia, dei supporti di rete guardia attiva e di pronta disponibilità h24 di radiologia, laboratorio, emoteca. Che cosa è successo a Lucera? Seppur vi sia stata la riapertura del pronto soccorso, non funziona come quello dell’ospedale di Foggia o di San Severo, o di Cerignola, come quelli di tutti gli ospedali della Puglia, ma ha solo due medici, dalle 8 alle 14, due medici dalle 14 alle 20, un medico per i turni di notte, e se c’è qualcuno che è colpito da infarto e purtroppo deve fare gli esami per monitorare gli enzimi, il laboratorio di analisi alle 20 chiude, bisogna mandare gli esami a Foggia e da Foggia deve arrivare la risposta: quindi di fatto con il passaggio del Lastaria da essere ospedale autonomo a diventare una branca dell’Azienda ospedaliera universitaria di Foggia, il territorio di riferimento ha perso la sua peculiarità e importanza, ha perso tanti reparti, non c’è la possibilità di arrivare a un pronto soccorso che garantisca una funzionalità completa, perché manca la rianimazione” la sua analisi. “Perché si è fatto questo accorpamento? Perché, mentre prima era un ospedale che funzionava con tutti i reparti e anche con un pronto soccorso operativo ventiquattro ore al giorno, oggi c’è solo un’ambulanza e i servizi sono garantiti non da medici ospedalieri, ma da medici del 118. Non ritiene di fare un passo indietro e tornare a far sì che l’ospedale Lastaria torni ad essere quello che è, un ospedale (mentre oggi è diventato poco più di un ambulatorio)?” le domande rivolte da de Leonardis – che ha ricordato anche la mobilità passiva prodotta - all’assessore Pierluigi Lopalco, collegato in remoto. 

Per l’assessore al ramo “la situazione di quel pronto soccorso prima dell’emergenza Covid era quella di un pronto soccorso che gestiva principalmente codici bianchi e codici verdi. Significa che la stragrande maggioranza delle attività di quel pronto soccorso era comunque un’attività se non impropria, comunque di basso livello. Durante il periodo del Covid, quel pronto soccorso è stato dapprima chiuso per adeguamenti e ristrutturazioni, per tutelare la sicurezza dei pazienti. Con la riapertura - avendo interpellato la dirigenza degli Ospedali Riuniti - oggi sta funzionando a pieno ritmo, e credo proprio anche con buona soddisfazione da parte dell’utenza. Il fatto che sia diventato uno stabilimento ospedaliero di una azienda universitaria non può che migliorare la qualità dell’assistenza. Non solo, ma da quanto mi consta il piano dei posti letto e dei reparti che sono stati attivati presso l’ospedale ha portato comunque ad un miglioramento. In questo momento è al vaglio della Giunta il fabbisogno organico. Questo è un tema delicatissimo, che coinvolge un po’ tutti gli ospedali di tutte le Asl regionali. Però, una volta valutato il Piano dei fabbisogni che ci è stato trasmesso dal Direttore generale, sono sicuro che con un adeguamento anche del fabbisogno del personale, quell’ospedale possa sicuramente fornire delle prestazioni ai cittadini in quantità e soprattutto qualità superiore a quelle prima di questa decisione. Da un confronto ripetuto con il Direttore generale ho avuto l’assicurazione che i cittadini di quell’area oggi hanno una qualità di assistenza superiore a quella che c’era prima” la sua risposta.

Che non ha convinto De Leonardis, il quale ha rimarcato come la questione sia di politica sanitaria. “L’unica deroga prevista dal DM 70 per la Puglia era proprio inerente l’ospedale Lastaria di Lucera, che sarebbe stato possibile finanziare autonomamente con tutti i reparti e non con dei residui di attività che vengono spostati da Foggia a Lucera, un’attività che non è significativamente importante né per la Regione Puglia né per un territorio che viene ancora di più abbandonato” la sua opinione. “Un cittadino di Carlantino o di Celenza o di San Marco La Catola o di Biccari oppure di Motta Montecorvino trova più conveniente andare presso il Policlinico di Campobasso, che è più vicino anche geograficamente, piuttosto che andare a Foggia. Il DM n. 70 dava la possibilità di tenere in piedi un ospedale di primo livello, perché non lo abbiamo fatto? Chiedo di rivedere e di tornare a potenziare un ospedale importante come quello di Lucera, moderno, con tante attrezzature, dove sono stati investiti tanti milioni di euro anche per il consolidamento della struttura, che si trova in un luogo, purtroppo, un po’ delicato, soggetto anche a dissesti idrogeologici. Invece si è preferito spostare, potenziare l’Università piuttosto che dare delle risposte al territorio. Quindi, non solo abbiamo un danno derivante dalla non utilizzabilità delle risorse previste dal DM n. 70, ma registriamo anche una mobilità passiva verso il Molise”./comunicato

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