Libri: Omicidio di un ragioniere a Tokyo

 


FRANCESCO GRECO - Sushi e maxi-discoteche, ciliegi in fiore e love hotel, seppuku e negozi aperti h24, il rito del tè e grattacieli di vetro e cemento, inchini e abiti firmati, il senso dell’onore e hikikomori.

Universo barocco, ispido a decrittare, un Giappone sorpreso, magicamente sospeso al confine fra tradizione e modernità, ibridato in una tela dadaista fascinosa. Dove c’è sempre un treno che corre nelle sue viscere oscure e un ombrello da procurarsi: piove d’improvviso peggio che a Londra. 

L’0ggetto forse più usato, tanto che l’opera prima del romano Tommaso Scotti si intitola “L’ombrello dell’Imperatore”, Longanesi editore, Milano 2021, pp. 319, euro 16,80.

Su quel senso di frustrazione per l’onore perduto nella guerra, forse nasce il paese d’oggi dove tutti hanno fretta, in carriera, zero privacy, trionfa il politicamente corretto. 

E’ un XXI secolo di cloni, di mostri generati dal sonno della ragione scientifica che anche a Edo dà vita a una nuova fauna antropologica che si muove come dentro a una playstation. La koinè delirante di un mondo liquido, globale e demenziale spinto a una socialità malata che ne rappresenta l’ontologica negazione e che però contiene la password per decodificare la realtà.  

Nel quartiere dei piaceri della “capitale delle anime solitarie” (Tokyo), dove si beve caffè in lattina e si mangia con le bacchette sua e getta, di giorno stordita dal canto delle cicale, la notte illuminata dalla luce morbida della torre, l’impiegato del mercato del pesce Yuki Funagawa, solo al mondo, è stato ucciso e, c’è bisogno di dirlo? adorava le playstation e l’assassino ha infierito con l’ombrello.

Su cui ci sono varie impronte, comprese quelle della persona più insospettabile, che vive da recluso nel palazzo imperiale.

Black-list: la fidanzata Kaori Kawai dai seni enormi con cui non c’era molto feeling, e infatti si stavano per lasciare (forse): non parlava mai di matrimonio e anche da quelle parti le donne cercano un uomo per smettere di lavorare. Makoto Ogawa, manager di successo in un’azienda che produce le viti d’acciaio che reggono il Sol Levante. Ryōsuke Satō, ragazzo timido che lavora nelle ferrovie. Nanami, cameriera all’Oh’ Darling: vive nell’appartamento pagato da un politico (Olgettine è un format), ma è inquieta, ha borse firmate e scarpe a non finire, ma non ha la vita; la madre Yuko Takahashi la vorrebbe maritata, ma lei stessa è fra i sospettati, come il suo amante americano Mike Hart che si occupa di recruiting. La yakuza pare defilata, pur se controlla le attività del quartiere. Qual è il movente? C’è sempre un movente?

L’omicidio si aggiunge ad altri cinque senza colpevole, nel Giappone dove si è “colpevoli fino a prova contraria” e “la più grande oscurità è spesso nascosta alla luce del sole”.  

Indaga l’ispettore Takeshi Nishida, detto “il boss“, un mezzosangue (nonno italiano), madre americana dai bei capelli biondi e occhi color del cielo, che lo ha abbandonato per tornare in patria (California). Anche la moglie se n’é andata con la figlioletta Mia, sfruttando una legge che rende vana ogni reazione. E meno male che trova ristoro fra le braccia di Aya, sposata a un tale sempre in viaggio in un paese dove “lavorano come matti, sono schiavi di regole assurde, e non hanno la minima flessibilità mentale”. E dove si sta contaminando la lingua, aspetto che fa incarognire Nishida.  

Un giallo messo giù in stato di grazia, ben sovrastrutturato come antropologia: 10 anni e un dottorato nella metropoli asiatica bastano per far propri i topoi vecchi e nuovi, in un Paese dove non si reagisce mai bruscamente per non essere scortesi. Scotti ce lo fa respirare in ogni anfratto, anche il più oscuro e curioso. Ma il nome di chi ha ucciso Fanagawa viene fuori da un delizioso gioco di scatole cinesi, Nishida odia le playstation ma saranno d’aiuto.   

La gallery dei personaggi è lavorata di fino come psicologia, sociologicamente ben declinata. Alcuni cristallizzati in archetipi, vecchi (il giardiniere dell’Imperatore) e nuovi (i 500mila hikikomori). Il plot tiene avvinti sino all’ultimo, quando l’Imperatore che pensa alle dimissioni (avvenute il 30 aprile 2019) e il suo capo-giardiniere si riparano dalla pioggia con un ombrello rotto scordato da qualcuno: è quello usato per uccidere? 

 Se Japan Airlines ha ripreso i voli, un salto a Tokyo si può fare. Ci sono inquiete Nanami che mangiano tonkatsu e sensuali Aya (basta dire “arigatou”…). Ma, sappiatelo: toglietevi le scarpe e comunque da quelle parti la regola è “non disturbare il prossimo”. Cioè, fatevi i cavoli vostri se volete invecchiare…

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