DELIO DE MARTINO - «E come quei che con lena affannata, / uscito fuor del pelago a la riva, / si volge a l’acqua perigliosa e
guata». Con questa similitudine, la prima dell’intera Commedia, Dante Alighieri già nel primo canto
dell’Inferno descrive l’angoscia di “sentirsi in alto mare”. La terzina, nel contesto dello smarrimento
nella selva oscura e del successivo arrivo ai piedi del colle illuminato dai primi raggi del sole, contiene
però anche un messaggio di speranza, raggiungere una riva sicura e poter osservare con l’animo più
rasserenato il pericolo scampato.
Questa potente e celebre similitudine, che sfrutta il paragone con il mare, richiama a sua volta un altro
passo latino che il divino poeta conosceva bene e che descriveva la stessa sensazione con un riferimento
all’acqua alta: l’incipit del libro secondo del De rerum natura di Lucrezio. Anche in questo caso il tema
centrale è un mare agitato osservato dalla riva «Suave, mari magno turbantibus aequora ventis /e terra
magnum alterius spectare laborem».
In questo periodo controverso e confuso per l’evoluzione della pandemia, i versi danteschi, proprio
nell’anno dell’anniversario dei 700 anni dalla morte, dimostrano tutta la loro incredibile attualità e
riacquistano significati che ci aiutano a guardare la realtà con occhi nuovi. In questi mesi in cui
intravediamo la luce ma siamo ancora attanagliati dalla paura e dai timori delle varianti del virus la
terzina descrive bene il sollievo misto a speranza di un’intera società che ha vissuto la sensazione di
sentirsi in balia di uno tsunami virale. D’altronde nel linguaggio figurato utilizzato per raccontare
l’evoluzione pandemia vi è un altro vocabolo diventato una metafora ormai entrata nel linguaggio
comune (in linguistica si parla di catacresi) e che deriva proprio dal mare mosso: “ondata”. Di ondate ne
abbiamo avute già tre e oggi tutti ci auguriamo che la terza sia l’ultima, benché i più pessimisti ne diano
già per scontata una quarta per settembre.
“Sentirsi in alto mare” insomma è un modo di dire che rappresenta in modo più profondo di quanto
potrebbe sembrare a prima vista l’intreccio di emozioni che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo in
questi anni difficili e travagliati. È una selva ancora più oscura e tutta d’acqua “alta” nella quale si
dispera di tornare a rivedere le stelle e sembra impossibile persino galleggiare.
Proprio così “Sentirsi in alto mare” si intitola, provocatoriamente, la proposta di vacanza formativo-
residenziale che si è svolta dal 25 al 27 giugno nella bellissima località di Torre Pali (Salve). L’ha
realizzata l’associazione Ecosistemi Formativi Esperienziali che può contare su un’équipe
multidisciplinare e affidabile di pedagogisti, psicologi, artisti e ricercatori: Ezio del Gottardo,
Alessandro Gennaro, Francesco Paolo Romeo, Pierpaolo Tarsi, Salvatore Patera, Francesco Mauro e
Andrea Tarantino.
Il richiamo alla poesia non è aleatorio perché proprio la metafora e più in generale il linguaggio figurato
sono strumenti potentissimi nell’ambito pedagogico e psicologico. Parafrasando Gorgia si potrebbe
affermare che, pur “con un corpo piccolissimo” il logos figurato “riesce a calmare la paura, a eliminare
il dolore, a suscitare la gioia e ad aumentar la pietà”.
Intorno alla metafora del sentirsi in alto mare dunque si è strutturato un percorso di tre giorni fitti e
ricchissimi di esperienze formative ideali per inaugurare con entusiasmo la stagione estiva pugliese.
Le metafore sono state lo strumento principe di tante attività svolte in gruppo, di team building, ma
anche di simulazioni, giochi di ruolo finalizzate a conoscere e gestire le proprie emozioni e così poter
elaborare le proprie aree di miglioramento.
Nell’ambito del week end salentino «Sentirsi in alto mare» non è stata però soltanto una metafora
perché la vacanza, in quanto percorso esperienziale, ha previsto anche concrete esperienze legate
proprio al mare e all’acqua, oltre che alla campagna, che aiutano l’elaborazione del proprio vissuto.
Esperienze che possono trasformarsi in punto di partenza per aumentare la resilienza e sentirsi
migliorati e migliori in diversi ambiti. Concretamente la vacanza ha compreso attività come gite in
barca, esplorazione del territorio, pesca con le reti in cui si è potuto sperimentare cosa significa
letteralmente sentirsi in alto mare e superare l’angoscia che ne deriva.
Ma mare significa anche pesca e sapori. Un'altra esperienza fondamentale è stata infatti quella
gastronomica in quanto tra i ricercatori e progettisti della vacanza vi è Andrea Tarantino, proprietario di
Stella del mare ma anche un ricercatore che ha riscoperto le ricette di un tempo e le ripropone.
Un’occasione per scoprire, anche attraverso le papille gustative, alterità, sapori dimenticati ma
abilmente riscoperti e riproposti in una forma nuova in un panorama mozzafiato.
Insomma “Sentirsi in alto mare” è stato un invito non solo teorico alla ripartenza ma un suggestivo
exemplum di come la Puglia, la regione italiana con il maggiore sviluppo costiero d’Italia, possa trarre
dal suo mare la propria ricchezza economica ma soprattutto spirituale.
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