Curiosità sul Palazzo del Sedile del centro storico di Bari


VITTORIO POLITO - Nel centro storico di Bari, in Piazza Mercantile, insiste il Palazzo del Sedile, la cui presenza di una sede municipale è testimoniata da un documento datato 14 settembre 1466, citato da Giulio Petroni (1804-1895), il quale a sua volta lo trasse da un atto del notaio Giovanni de Lutijs. Nella stessa piazza sorgeva allora un “theatrum” come luogo di riunioni e non di spettacolo, ove gli organi comunali si riunivano a suon di campana. Ovviamente è chiara l’allusione del “theatrum” al Palazzo del Sedile, da tutti conosciuto. Nello stesso Palazzo risiedeva la Cancelleria comunale ove si sbrigavano lavori di interesse pubblico. Nella stessa sede prendevano possesso della carica i magistrati comunali neoeletti: i sindaci nelle ore del mattino e il mastrogiurato – responsabile dell’ordine pubblico e della sicurezza notturna - nelle ore pomeridiane.

Il parlamento cittadino, per deliberare, si riuniva nelle stesse sale e la convocazione avveniva, come detto, attraverso il suono della campana della Cattedrale o per mezzo del pubblico banditore. Negli stessi saloni si svolgevano anche gli incanti pubblici e teneva le udienze anche la regia Corte, ossia il potere politico, rappresentato dal governatore della città, che esercitava pure la Giustizia con l’assistenza di un giudice assessore.

Si sa che nella sala delle riunioni, era affisso un antico quadro di San Nicola ed anche tre tavole che recavano dipinti: al centro quello reale, a destra quello della città di Bari, costituito da un campo diviso dall’alto in basso in due settori con i classici colori di Bari – bianco e rosso – e con l’effige di San Nicola al di sopra, ed a sinistra lo stemma della provincia, diviso in quattro settori, azzurri quelli superiore e inferiore, bianchi quelli laterali, con al centro un pastorale vescovile sormontato dall’immagine di San Nicola.

Il Palazzo del Sedile, adibito per diversi secoli alle riunioni del governo principale, fu oggetto anche di deposito di polveri da sparo e armi per la difesa della città. Alla fine del Settecento non essendo più idoneo allo scopo, si pensò di adibire il piano terra a teatro. Secondo Vito A. Melchiorre (1922-2010), questa soluzione risulta su un documento del carteggio comunale privo di data e firma, ma scritto con linguaggio e grafia tipici della fine del Settecento o inizio dell’Ottocento.

Per le spese di rifacimento e adattamento dei luoghi a teatro, si previde di addebitare la spesa a chi ne avrebbe usufruito. In sostanza si proponeva ad ogni famiglia nobile di prenotare un palco (ne erano previste due o tre file da nove palchi). Coloro che non erano nobili o non potevano spendere, dovevano accontentarsi di sedie disposte in più file. Un apposito bilancio di previsione avrebbe determinato le entità delle quote da corrispondere, tenendo conto anche delle spese relative per le scene e le attrezzature necessarie per il funzionamento. L’assegnazione dei palchi sarebbe avvenuto per pubblico sorteggio.

Non è dato sapere se dal bilancio scaturì l’allestimento del teatro, ma si ha la prova certa che lo stesso iniziò a funzionare intorno all’anno 1804. Non si esclude che le cose siano andate secondo le previsioni.

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