Quei “Sonnambuli” in cerca di pianeti e galassie


FRANCESCO GRECO - “Il mondo dei babilonesi, degli egizi, degli ebrei era un’ostrica: c’era acqua sotto e sopra il solido firmamento… Lo spirito dell’uomo addormentato può attraversare strane avventure, viaggiare nell’Olimpo e nel Tartaro… Talete di Mileto introdusse in Grecia la geometria astratta… Un buon esempio, racconta Platone, è quello di Talete che camminando con la testa in aria per contemplare le stelle, cadde in un pozzo e venne deriso da una graziosa e maligna servetta tracia... Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dei tutte le vergogne e le disgrazie degli uomini… Pitagora fu bandito da Crotone e partì per Metaponto; i suoi discepoli vennero esiliati e messi a morte e i loro luoghi di riunione bruciati…”.

   E’ attribuita a Isaac Newton: “Sulle spalle dei giganti ho potuto vedere più lontano…”.

   E chi sono i giganti (“sleepwalkers”) di tutti i tempi?  

Arthur Koestler (Budapest, 1905-Londra, 1983) li elenca ne “I Sonnambuli” (Storia delle concezioni dell’universo), Jaca Book, Milano 2021, pp. 548, € 40,00, con l’introduzione di Carlo Sini e un testo di Giulio Giorello, collana “Filosofia”.

   In tempi amari e integralisti, in cui alla scienza si attribuisce pregnanza dogmatica, fideistica, come nelle madrasse, è utile ripercorrere il suo cammino accidentato e le lotte sorde dei suoi protagonisti e le eresie per affermare teorie che hanno consentito all’uomo di avanzare e per le quali spesso hanno pagato prezzi enormi, spesso con la propria vita.

   E’ vero che si vede più lontano, ma vedono troppo vicino, o non vedono affatto sovrani, imperatori, teologi, talvolta l’invidia e la gelosia dei contemporanei, la disonestà intellettuale, il miserabile provincialismo e il moralismo da mercatino rionale, il furto vero e proprio del pensiero e le opere altrui. Salvo poi, trascorsi i secoli, riconoscere la giustezza delle loro idee. Passano i millenni, ma la caccia all’untore è sempre aperta, anche per questo siamo sempre al limite dell’ennesima glaciazione (come sosteneva Nietsche) e il “Buio a mezzogiorno” incombe all’orizzonte, sotto varie declinazioni. 

Intelligenza e morale rappresentano una diaspora difficilmente sanabile, anche se il conflitto – ci dice Koestler - è recente, in quanto al genio del passato non si chiedeva anche la virtù. Con i format del moralismo (ipocrita) di oggi, Odisseo, Alessandro, Cesare, Napoleone sarebbero letti come volgari criminali. Machiavelli lo aveva capito. 

   E dunque, Koestler spazza via un bel po’ di luoghi comuni: Galileo non inventò il primo telescopio e dalla sua bocca non uscì mai la frase “Eppur si muove!”. Non era un tipo facile e se la tirava persino con Keplero. L’esiguità dei mezzi della famiglia lo costrinse a ritirarsi dall’Università di Pisa, dove però tornò qualche anno dopo come docente. 

   I contemporanei trattarono Keplero come un fenomeno da circo. Processarono per stregoneria la madre Katherine. Ma i roghi al suo tempo erano sempre accesi. Non è da oggi che dogmi e ideologie schiacciano le menti dei grandi.

   Un saggio prezioso, da mettere nella propria biblioteca nello scomparto “imperdibili”. E’ come aver letto 1000 libri. Koestler lo ha fatto per noi.


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