Lavoro agile, ASL e Politecnico siglano il primo progetto scientifico per implementare modelli innovativi di organizzazione delle attività



BARI – ASL e Politecnico di Bari hanno avviato un progetto scientifico di ricerca sul lavoro agile, il primo in Puglia, volto alla rilevazione e mappatura dei processi organizzativi e finalizzato ad implementare il Piano Organizzativo del Lavoro Agile (POLA) e Indicatori di Performance. Il progetto - nato nell’ambito dell’accordo di networking S.M.A.R.T.@pulia (Spazi e Modelli Agili per una Rete Territoriale in Puglia) e promosso dal Consiglio regionale della Regione Puglia – è stato illustrato oggi nell’Auditorium “Arcobaleno” presso la sede della ASL.

L’azienda sanitaria barese – che già nel 2019 aveva iniziato il processo digitale delle attività - intende così valorizzare il lavoro agile quale modalità di svolgimento della prestazione lavorativa e quale leva strategica per lo sviluppo delle competenze e il miglioramento della qualità dei servizi offerti all’utenza. “Ad oggi – commenta il direttore generale Antonio Sanguedolce - risultano digitalizzati circa l’80% dei servizi e dei processi e, nell’ottica delle modalità attuative del lavoro agile, l’azienda intende implementare e potenziare gli stessi e dotare il proprio personale di un maggior numero di strumenti. E’ una sfida – continua il dg – che ci impone anche il programma di riforme e investimenti del PNRR tra cui l’incremento della cultura tecnico-gestionale degli amministratori, con misure volte a stimolare l’adozione di un approccio consapevole e proattivo alla transizione digitale”.

Il gruppo di lavoro scientifico è stato coordinato da Domenica Munno, responsabile del CUG (Comitato unico di Garanzia), e dalla Prof.ssa Nunzia Carbonara, responsabile scientifico del gruppo di ricerca “Studi Strategici e Organizzativi” del Politecnico di Bari, insieme ad Angelica Brandi, dirigente gestione personale consiglio regionale e Andrea Puntillo, Controllo di gestione ASL, oltre a laureandi e tirocinanti del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale.

Quattro sono stati i settori scelti a campione in cui è in corso la ricerca per verificare lo Smart Working Activity Framework (SWAF), ossia un fattore che consente di misurare, allo stato attuale, la capacità di un’organizzazione di svolgere da remoto, in smart working, un processo. Tale capacità è espressa attraverso la smart working readiness, un indicatore che può assumere valori compresi fra zero e uno. Lo studio ha coinvolto 4 processi: Intervento riabilitativo NPIA, rinnovo incarico dirigenziale Agru, Pratiche rimborsi distretto socio sanitario 14 Putignano e le Schede di dimissione Sdo presso Ospedale San Paolo.

I dati sono stati raccolti attraverso una intervista iniziale condotta con i responsabili dell’Unità organizzativa, finalizzate ad individuare il processo da mappare e interviste con i principali attori coinvolti nell’esecuzione del processo, della durata di circa 60-90 minuti. Sono state individuate le attività, le risorse coinvolte, le dipendenze fra attività, e i meccanismi di coordinamento nei processi ed è stato rilevato lo stato di implementazione del Lavoro Agile e le eventuali relative criticità. relativamente alla dimensione “Sanità Digitale”, e dunque all’applicazione delle tecnologie digitali a supporto dell’innovazione del sistema sanitario, è stato assegnato all’U.O.C. Sistemi Informativi specifico obiettivo per l’”Attivazione di un progetto di informatizzazione legato all’implementazione dello del lavoro agile al fine di implementare modelli innovativi di organizzazione del lavoro da remoto.

A spiegare l’importanza della sinergia fra ASL e Politecnico è la professoressa Nunzia Carbonara. “Mancava prima di oggi una valutazione completa e diretta dei benefici dello smart working – ha detto - a livello di impresa, individuo e società. L’Università ha messo a disposizione il proprio contributo scientifico per un’ azienda come la ASL molto complessa. Aver lavorato – ha proseguito Carbonara – su una frontiera così innovativa è una best practice che si potrebbe mettere a disposizione di altre aziende sanitarie pugliesi, per favorire anche momenti di confronto e di scambio sui temi della flessibilità organizzativa, del lavoro agile, della conciliazione vita-lavoro, e delle performance”.

Nel periodo gennaio - dicembre 2021 la tipologia di personale maggiormente coinvolta nel espletamento del lavoro agile è quella relativa al Ruolo Amministrativo (25% del totale del numero dei dipendenti di riferimento), e, anche se con una bassa incidenza relativamente al numero assoluto di dipendenti, quello Professionale (Comparto 50%); Dirigenza (27%) nonché alla Dirigenza Tecnica (78%). Solo una minima parte del personale sanitario e medico si è avvalso, del lavoro agile nel corso del 2021. Nel dettaglio, i CPS infermieri e i dirigenti medici che hanno svolto la propria attività in regime di lavoro agile sono risultati rispettivamente il 1% e 3% del totale del numero dei dipendenti di riferimento. La differenza di percentuale del personale dei ruoli amministrativo, professionale e della dirigenza tecnica che ha svolto il proprio servizio in lavoro agile rispetto al personale sanitario è dovuta alle peculiarità delle attività di assistenza sanitaria erogate dall’azienda che devono essere necessariamente fornite in presenza. Da una più approfondita analisi dei dati, emerge che nel ruolo amministrativo il personale che ha fatto più ricorso al lavoro agile è stato quello di sesso femminile (27% rispetto al 20% di quello maschile); anche nel ruolo sanitario (personale non infermieristico), sono le lavoratrici ad aver usufruito della modalità in lavoro agile in una percentuale maggiore rispetto a quella dei dipendenti di sesso maschile (19% vs 10%).

La ASL – come ha illustrato Domenica Munno, referente CUG - è in perfetta sintonia con le Linee Guida in materia di Lavoro Agile - emanate dal Dipartimento Funzione Pubblica, che rappresentano un chiaro segnale di cambiamento della regolazione

dello smart working da includere nella contrattazione collettiva. Il nuovo paradigma – conclude - presuppone un profondo cambiamento culturale del modello organizzativo della amministrazione e il conseguente ripensamento degli spazi che devono

essere ripensati poiché sempre più ispirati ai principi di flessibilità, razionalizzazione e intervento tra le lavoratrici e i lavoratori”.

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