Il ladro tra curiosità e proverbi


VITTORIO POLITO -
Rubare significa appropriarsi, per bisogno, per vizio o per mestiere, con mezzi illeciti, senza ricorrere solitamente alla violenza, di oggetti, valori e beni che appartengono ad altri.

Il furto è l’atto d’impossessarsi di cose altrui sottraendole a chi le detiene regolarmente al fine di trarne profitto per sé o per altri. I furti possono essere con destrezza, con scasso, con violenza ecc. Il furto può essere anche l’appropriazione di un’idea, di una invenzione, il plagio di opere letterarie o musicali ecc. Furto è anche prendere per sé, portare via, sottrarre cose che appartengono ad altri. Furto è anche “rubare” la fidanzata ad un’altra persona, il marito a un’amica; un’invenzione altrui. Insomma appropriarsi indebitamente di cose altrui, commettendo un reato. Numerosi sono anche i furti di opere d’arte famose. I furti d’arte sono spesso avvolti dal mistero e non a caso hanno ispirato romanzi e film.

In realtà, tutti, prima o poi ruberanno qualcosa, basti pensare all’impiegato che ruba mezz’ora sul cartellino perché pensa di non fare alcun danno, chi scrocca chiamate telefoniche di nascosto, chi sfrutta la fotocopiatrice in ufficio, chi naviga in Internet rubando la password del WI.FI. ecc. Il fatto di non rubare solo perché non si ha l’occasione non significa che una persona è onesta. Ciascuno di noi ha il proprio carattere, se prevale la paura allora magari anche avendone l’occasione non ruberà, ma se prevale il senso di onnipotenza o di furbizia, allora si ruberà pensando di farla franca, ma prima o poi le marachelle vengono scoperte.

Qualche mese fa (marzo 2022), ha fatto scalpore il furto perpetrato nel cuore della notte all’interno della Basilica di San Nicola di Bari. I ladri si sono introdotti nella chiesa e si sono impossessati dell’Evangeliario con le tre sfere dalla mano sinistra e l’anello d’oro dalla destra del santo di Myra. I malfattori hanno portato via anche una collana ed il contenuto della cassetta delle offerte. Per fortuna tutto recuperato.

L’articolo 624 del Codice Penale prevede che chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 154 a 516 euro. Ma i provvedimenti della legge li lasciamo alla competenza degli addetti.


Vediamo i proverbi che dicono.

Nessun ladro è ladro finché non è scoperto. Tutti appaiono onesti finché non sono presi sul fatto.

Il ladro si contrista di essere stato preso e non d’essere ladro. L’afflizione è solo quella di non essere riuscito a farla franca. Da sottolineare il fatto che non c’è un pentimento sincero.

Non sempre ride la moglie del ladro. Non sempre vanno bene le cose a coloro che rubano o truffano.

Per prendere un ladro ce ne vuole un altro. Perché conosce le astuzie del mestiere. Alludiamo ai gendarmi e alla polizia che conoscono troppo bene il mestiere di coloro che rubano.

Anche un topo fa paura a un ladro. Chi ha la coscienza sporca viene turbato da ogni minimo inconveniente.

Il ladro ha molti occhi. Monito a non lasciare denaro e oggetti preziosi in vista e a non fare entrare sconosciuti in casa: i ladri osservano tutto.

Curiosità

Perché si dice “L’occasione fa l’uomo ladro”? Pare che questo modo di dire abbia origine storica proveniente, forse, dalla tradizione popolare. Infatti in un’opera lirica di Gioacchino Rossini (1792-1866), intitolata “L’occasione fa il ladro” (libretto di Luigi Prividali), rappresentata nel 1812 a Venezia, si narra una delle solite vicende di complicati scambi di persona. Don Parmenione con il fido servo Martino e il conte Alberto (in viaggio verso la promessa sposa Berenice), si riparano in una locanda a causa di un temporale. I due stringono amicizia e Alberto racconta al suo interlocutore del suo matrimonio combinato. Cessato il temporale il conte Alberto riparte, ma il suo servitore, per errore, prende la valigia di Don Parmenione invece di quella del padrone. Solo una volta partito il conte, Parmenione e Martino si accorgono dello scambio, e il servo convince il padrone ad approfittare dell’occasione per frugare nell’altra borsa. Don Parmenione apre la valigia e vi trova quello che crede essere il ritratto della promessa sposa Berenice, se ne innamora e decide di approfittare del caso per spacciarsi per il conte Alberto e sposare la ragazza.

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