Ironman Mattia, la storia di chi ce l'ha fatta
FRANCESCO GRECO - "O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato, la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato...". (Walt Whitman, poeta).
Un anno di duro allenamento quotidiano, dieta ferrea, vita spartana. A poco più di trenta anni sono rari quelli che accettano tale postulato con l’obiettivo di una prova di forza con se stessi, per dimostrare di avere personalità, di saper gestire le emozioni e le forze, di potercela fare senza se e senza ma, sempre e comunque. Importante è osare, crederci: il corpo può arrivare dove la mente osa.
Mattia Sergi (Magenta, Milano, 23 settembre 1986), ingegnere che vive in Gran Bretagna (Manchester, si occupa di facciate complesse), di origine pugliese (i genitori, il prof. e artista Luigi fra Gagliano e Presicce, la madre Donata Occhilupo, impiegata alle Poste di Novara, nata ad Acquarica del Capo), ce l’ha fatta. E ora può dirlo al mondo: “I am an Ironman!”.
Sorride, e detta il suo concept: “C'è un solo modo per prepararsi a una gara come l'Ironman: nuotare, pedalare e correre... correre sempre, correre anche quando le gambe fanno già male prima di iniziare. Solo così si può abituare la testa a considerare normale il dolore che tutti sentiranno dopo 200 km di gara”.
Dolore, si, ma se si ha una mission come i cavalieri medievali, gettare il cuore oltre l’ostacolo, non lo si avverte. Mattia aggiunge: “Perché il valore di una vittoria è dato dalla fatica, dalla costanza e il sacrificio che si è dovuto affrontare per ottenerla”.
Coraggio, lucidità, determinazione, ma anche lavoro di squadra. Mattia lo riconosce: “Per terminare un Ironman, è importante circondarsi di persone che ti supportano e aiutano mentalmente durante gli infortuni e non solo, perciò, Grazie a Gemma”.
Link importanti, decisivi: “È importante anche circondarsi di persone che ti supportano durante alcune sessioni di allenamento: un grazie a Salvatore”.
Conta anche la preparazione atletica e la gestione delle gare, la tensione, la concentrazione: “È importante circondarsi di persone esperte, per cui un grazie al mio coach Andrea D'Aquino”.
Di quel che il corpo mangia e assimila, il metabolismo, si è accennato. L’ingegnere torna sull’argomento: “È importante circondarsi di persone che ti seguono con l'alimentazione, un grazie al mio nutrizionista Tom”.
Per i grandi obiettivi, conta molto anche l’atmosfera, l’ambiente, l’energia positiva che si crea e si respira. Mattia lo ammette senza sforzo: “È importante circondarsi di amici che si fanno migliaia di km per supportarti in gara: un grazie a Frank, Andrea e Veronica e infine è importante circondarsi di persone che ti stanno vicino da quando sei nato: un grazie ai miei genitori. Sì, l'Ironman è una gara di squadra, non una gara individuale. We are an Ironman!”.
E dire che l’ingegnere avrebbe avuto buoni motivi per arrendersi: qualche giorno prima della gara, mentre si allenava, una buca all’improvviso ed è finito al pronto soccorso dell’ospedale di Cesena. Mano sinistra malconcia, ma niente di rotto, per fortuna, solo la bici danneggiata (la ruota posteriore. Un po’ di ansia del team, subito superata. Nel frattempo, la gara è spostata alla domenica causa tempo pessimo. Mattia si è tolto la benda gessata dalla mano ed è subito andato in gara: “Dopo un anno di preparazione non voleva assolutamente mancare all’appuntamento”, spiega il padre.
Infine, i numeri a supporto di quanto detto sinora sull’impresa. Le gare in preparazione sono state: Mezza maratona di Manchester, mezza maratona di Liverpool, Ironman 70.3 (mezzo Ironman) a Staffordshire,
Ironman 70.3 (mezzo Ironman) a Swansea.
E quelli della gara: Nuoto km 3,800, bici km 180, corsa km 40,200. Totale: km 220. Tempo complessivo: ore 10:53:31.
Ora Mattia è in stand-by, Ironman European Championship a Francoforte (Germania) o Ironman Middle East Championship a Tiberias (Israele): questi i due eventi nel mirino.
Il nastro si riavvolge, tutto ricomincia, l’avventura continua: cos’è mai la vita dall’alba del mondo se non una sfida che riparte ogni mattina appena apri gli occhi al nuovo giorno?