Altamura. Venne la guerra e fu peggio della pandemia

ph Danilo Disabato
ROBERTO BERLOCO - Altamura. E … si! E’ durata poco più di un niente la fase dell’illusione che, terminato il galoppo del virus più letale dall’inizio di questo millennio, ne fosse subentrata un’altra di ripresa o, addirittura, di rinascita, con l’economia di nuovo coi valori in salita.

Dopo il sacrificio delle misure di prudenza imposte dai Governi romani e, in seguito, quello delle sessioni di vaccinazione, anche alla comunità altamurana doveva essere sembrato che tutto fosse finalmente tornato nella regola.

Poi, come fulmine a ciel sereno, come un’improvvisa marea di fine Inverno, il più inatteso degli eventi, perché quello che esperti di strategia politica, commentatori televisivi di rango, specialisti militari a quattro stellette ritenevano unanimemente assai improbabile, si è verificato prendendosi per sé l’intera scena mondiale.

Detto senza remore, in apparenza, sembra che la vita, in paese, scorra con la regolarità e con le consuetudini del periodo antecedente alla pandemia. Come se nulla fosse accaduto. Anzi. Come se si volesse che nulla fosse accaduto. E si, perché la volontà di normalità, non di rado, è il passo che precede un vero stato di normalità, quasi alla maniera di una sorta d’introduzione necessaria, rituale, esorcizzante, di fronte a vicende di una gravità che si avvertono a pelle di non poter fronteggiare solo con le proprie forze.

Così, mentre pare quasi udirsi l’eco terrorizzante degli ordigni mirati alla meglio, esplosi nella lontana ma vicina Ucraina, tra trincee, sentieri e villaggi di quel Donbass che, ancora in queste ore, soffre per decisioni prese altrove, tra quella gente indifesa e, in gran parte, composta di donne, bambini e anziani, all’interno del centro federiciano - vuoi perché, anche in questo caso, così si vuole - tutto sembra muoversi come di norma, come durante quel sempre di un tempo, quando di crisi, coronavirus e guerra non vi era l’ombra del più lontano sospetto.

Impossibile, va da sé, rimanere indifferenti rispetto alle sofferenze d’intere masse di Europei, concittadini, nel senso più ampio quando si guarda al Continente fisico, nel senso storico e morale quando si punti a specchiare le vicende che, nei secoli passati, nel seno dell’Europa, hanno intrecciato i destini delle sue nazioni occidentali con quelle della sua area orientale.

Impossibile, naturalmente, volgere lo sguardo altrove, con tutto quel sangue versato non solo lungo la linea del fronte, ma pure all’interno dei contesti urbani, dove, dopo ciascun bombardamento, centinaia o migliaia d’innocenti indifesi finiscono per mancare all’appello dei vivi.

Impossibile davvero fingere che nulla sia, che nulla possa accadere da un momento all’altro, che nulla possa immaginarsi di così orripilante come l’ipotesi d’un conflitto che finisca per coinvolgere anche il suolo italiano, con un obiettivo sensibile, come la sede del glorioso 7° Reggimento “Bersaglieri”, proprio confinante al territorio cittadino altamurano, senza contare, non molto più distante, la base aerea NATO di Gioia del Colle e, ancora più in là, la base navale USA di Taranto. Un triangolo strategico in chiave militare finché si rimane nella visuale dell’Alleanza atlantica, neppiu’ che l’anticamera di un Inferno di morte e di dolore, quello da infliggere necessariamente ad un nemico, dal punto di vista russo.

E, mentre, come di regola, la politica cittadina scalda i motori per la pista elettorale, sfoderando puntualmente la retorica del caso, con il palio fisso degli emolumenti e dei ritorni di vantaggi individuali sotto varia forma per chi riuscirà a tagliare il traguardo del numero di voti necessari per sedere in assise, dentro il paese reale, il più popoloso dei centri abitati dell’Alta Murgia, le difficoltà strangolano l’economia di imprese e famiglie, e non solo, necessariamente, quelle già povere di reddito. Perché, alla fine, il capitolo finale della politica è solo quella tinta di amarezza in più sul quadro della realtà, quella sorta di corollario irrinunciabile alla serie delle morali miserie che sono gli ordinari peccati degli esseri umani.

Certo, fanno ancora dolorosa risonanza le promesse mai mantenute di migliaia di posti di lavoro nel settore del turismo, comparse nei manifesti elettorali di taluni candidati Sindaco del passato, senza che, alla loro base, vi fosse la più lontana idea di una strategia a breve, medio o lungo termine. Certo, mai è una novità e mai fa scandalo la politica che vende fumo alla popolazione per incassare arrosto solo per sé medesima e per le proprie clientele o le proprie cerchie familiari. Come non stupiscono le periodiche attenzioni che toccano alle attività amministrative del Comune da parte della magistratura contabile, e, talvolta, perfino dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Tutto continua a scorrere come secondo un canovaccio inchiostrato di pulsioni proprie di antiche, determinate, irreversibili genetiche, alle quali leggi scritte e regole, da sempre, producono appena l’effetto equivalente ad un piacevole solletico.

La rassegnazione a subire fa continuamente, caparbiamente, supinamente guardare a quell’unico momento in cui il coraggio morale verso precise scelte andò a coniugarsi con un’ampia condivisione nella coscienza del popolo - quello dei Moti rivoluzionari del 1799 che valsero ad Altamura, oltre un secolo dopo, l’appellativo di “Leonessa di Puglia” - come ad un istante di leggenda più che di storia, tanto adesso mancano le condizioni di semplicità d’animo e di fede che furono di chi, in quel secolo ormai lontano, si fece torcia spirituale per i propri concittadini fino al sacrificio estremo della vita.

Incoraggia, senza mai stancare, quel trito e ritrito “com’eravamo”, quell’evo remotissimo che fu, l’idea che prima fosse molto diverso da oggi, proprio nel senso dei costumi che furono degli avi. Alla fine, questa consapevolezza rimane l’unica luce di speranza nel buio del malgoverno, dei compromessi, dei giochi di potere e degli atti di corruttela permessi, de facto, da un regime repubblicano costituzionalmente votato ai princìpi della libertà e dei diritti civili.

D’altra parte, aggrapparsi disperatamente al passato, in assenza di un vero presente, rappresenta un costume radicato in tutto il Bel Paese. Basta guardare a cosa succede nelle campagne elettorali nazionali dell’ultimo decennio, col richiamo puntuale, per voce di una certa, consueta fazione politica, al Ventennio e al suo principale protagonista, un defunto che conta quasi ottant’anni di assenza dall’esistenza terrena. Un incubo ricorrente, non quello d’un Fascismo che possa risorgere calciando verso l’alto una massiccia pietra tombale, ma di non avere argomenti adeguatamente suasivi per vincere le elezioni.

Così, memore e forte dei numerosi, autorevoli riconoscimenti dell’economia altamurana come la più vivace del territorio murgiano, la comunità federiciana si fa coraggio e va avanti. Fingendo di non badare a quel certo aumento nella media dei prezzi al pubblico, per ora ancora relativamente contenuta e, principalmente, dovuta ad un caro energia senza precedenti dall’inizio del nuovo millennio. Perché, che sia solo l’inizio è ancora il terrore nascosto dietro un angolo abbastanza discosto, come quella brutale guerra che, per ora, si vive solo dall’esterno d’uno schermo, a distanza di sicurezza dalle strazianti scene trasmesse dai telegiornali.

“I prezzi delle merci sono aumentati sensibilmente” - confida M.C., direttore commerciale di un supermercato nella zona di Montecalvario - “principalmente a causa dell’incidenza dei costi dell’energia che influenzano tutta la filiera della produzione. Malgrado tanto, con sacrifici anche di noi che vendiamo, almeno per adesso, si regge ancora, per quanto tempo, però, non posso dirlo”.

“L’aumento dei prezzi, particolarmente in merito al settore dei tabacchi” - dichiara F.F., titolare di una tabaccheria nell’area di Porta Matera - “è inopportuno, considerando che già parliamo di prezzi elevati. Inoltre, non sono d’accordo con chi dice che il costo delle sigarette vada ulteriormente incrementato, questo per persuadere i fumatori a smettere. Insomma, sappiamo tutti molto bene che non è così. Anzi, si tratta soltanto di un espediente per consentire allo Stato di arricchirsi a spese dei comuni cittadini!”.

“Anche le tariffe assicurative relative alla RCA” - aggiunge A.S., assicuratore in attività all’interno della cittadina federiciana - “dopo una corsa al ribasso per i profili migliori (classi basse in assenza di sinistri), da alcuni mesi stanno registrando un lieve aumento, nell’ordine dei trenta euro di media, dovuto all’aumentare dei costi di riparazione susseguenti ai sinistri stradali, in quanto le autocarrozzerie hanno subito il rincaro dei costi delle vernici, del lamierato, dell’energia elettrica, etc. Con l’immissione, nel mercato automobilistico, di autovetture dotate di impianti elettrici sempre più evoluti e costosi, per non parlare delle batterie delle auto elettriche e ibride, la previsione per il futuro prossimo è di ulteriori aumenti sulle polizze RCA, che colpirebbero, soprattutto, chi avrà la “sventura” di provocare il sinistro”.

“Le palestre non possono spegnere luci e riscaldamento” - spiega L.P., gestore di una rinomata palestra cittadina - “e bisogna garantire acqua calda e servizi. D’altra parte, è impossibile aumentare i prezzi degli abbonamenti, vista la complessità del periodo anche per i clienti, senza, in qualche modo, recuperare tali perdite. Sono necessarie misure urgenti da parte del Governo, per rendere sostenibile il tutto”.

Intanto, mentre sembra avvicinarsi un Inverno totalmente al buio e al freddo per tutta l’Ucraina, con l’eventualità non più così remota di un intervento armato delle potenze occidentali per ragioni umanitarie, e il conseguente rischio di un allargamento del conflitto al suolo dell’Unione, lungo le strade dell’urbe che diede i natali all’immortale genio musicale di Saverio Mercadante, tra le anguste vie, gli stretti vicoli e i claustri del centro storico, in mezzo a quelle piazze che raccontano di vissuti secolari e a quei palazzi che conservano le impronte di genti provenute anche da patrie assai lontane, la vita in comune prosegue con quello stesso sentimento di speranza che fu di chi, durante i secoli successivi alla rifondazione federiciana, qui giunse cercando stanza migliore, fondo solido per il presente, rocca sicura per il futuro.

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