Quel pittore un pò filosofo, Salvatore Ferilli


FRANCESCO GRECO.
BARBARANO DEL CAPO (Le) - Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Che ci facciamo qui? Abbiamo una mission o siamo solo incidenti del tempo e della Storia? C’è un mistero cosmico da svelare?

Le eterne domande dell’uomo da quando apparve sul pianeta e cominciò a darsi un minimo di civiltà. Non abbiamo fatto grandi passi in avanti, anzi, forse siamo retrocessi di livello, e ognuno rifletta per conto suo sullo status quo in cui siamo immersi dopo millenni. A lenire il dolore del vivere, a sopportare e supportare i dubbi e i fallimenti, ma anche a tener desta una luce esigua di speranza, ci aiutano i poeti e i filosofi. Ma anche i pittori. 

Come Salvatore Ferilli, pittore per caso, che si poneva gli stessi interrogativi e quando, una decina di anni fa, in una di quelle interminabili discussioni da bar sport in cui ci impaludiamo, noi eredi di Socrate e Aristotele, un amico lo sfidò a trasferire sulla tela tali questioni esistenziali e filosofiche, forse con un pò di incoscienza, accettò.

Da autodidatta (è docente di sostegno in una scuola, moglie, due bambine, vive nel sud del Capo di Leuca, Barbarano, ha 55 anni) dovette inventarsi innanzitutto la tecnica. Così ebbe inizio la sua ricerca che tante emozioni sta dando al pubblico.

Chi va a vedere le sue mostre è contento del risultato complessivo. Su un brogliaccio dell’ultima personale a Torre Vado (Marina di Morciano di Leuca), uno che se ne intende ha lasciato scritto: “Nell’era della frenesia e dell’apparire, dove tutto cambia e si evolve velocemente, le opere di Salvatore Ferilli sono un invito a riflettere sulla condizione dell’uomo, solo e fragile, alla continua ricerca di se stesso. Nella sua pittura il primo protagonista è il silenzio. 


Come il simbolismo romantico di Friedrich, la figura umana è vista spesso di spalle e ci coinvolge nelle domande più profonde... Un sentiero, una riva del mare, un paesaggio rappresenta la strada del nostro destino comune. La luce sottolinea e acuisce questi concetti. Siamo coinvolti in modo sussurrato nei pensieri del personaggio e ricondotti al senso della vita ormai perduto dalla massa, così attratta dal consumo e dall’estetica del mercato. La sua pittura attrae ma divide: se vuoi incontrare te stesso la ami”.

Pittore filosofo, dunque, dell’innocenza che è in noi quando colloca l’umano nel paesaggio, ma anche un pò psicologo se entra e fruga nella psiche della donna con dei ritratti che tentano di svelare il suo animo inquieto, il mister intangibile a cui ci accostiamo con pudore, la sua natura polisemica. L’ultimo mood dunque e l’introspezione dell’animo umano per catturarne le sfumature. Ancora domande a cui tentare di dare risposte. Ci sono più mondi nello sguardo di una donna che stelle nel cielo e pianeti nell’universo.

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