Quell’abito da sposa a Tricase Porto simbolo di accoglienza e condivisione

FRANCESCO GRECO - “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” (Primo Levi).

La memoria come valore è forse il solo baluardo che si può opporre all’orrore. Postulato che ogni anno mobilita le scuole italiane fra la Giornata della memoria (27 gennaio) e quella (10 febbraio) che ricorda le vittime delle foibe (Sandro Pertini era per la riunificazione e condivisione).

La Pro-Loco di Santa Maria di Leuca lo fa ogni anno, coinvolgendo le scuole di ogni ordine e grado del territorio. Nello specifico, i ragazzi degli Istituti comprensivi di Tricase (Via Apulia) e di Gagliano “De Blasi” (che include anche Castrignano) con i loro insegnanti.

Che hanno dato vita, all’hotel Terminal, a una serata di grande pathos con letture (dal diario di Anna Frank), video, riflessioni, interviste, rievocazioni, etc. “dove la grande Storia si intreccia con le piccole storie”.

I ragazzi del ”De Blasi” hanno ricordato il camp 35 di Leuca. Tre anni, fra il 1945 e il 1947, in attesa di una patria, 5mila ebrei (slavi, sovietici, ortodossi, etc.) sparsi nelle oltre 60 ville requisite (sulle pareti hanno lasciato nomi, affreschi, stelle di Davide, candelabri), 450 bambini: le ragazze imparavano a ricamare, gli uomini andavano per mare con i pescatori lucani. Mentre i bambini impararono a leggere e a scrivere. La Colonia Scarciglia trasformata in ospedale. “Nel cuore tutti avevano la speranza di avere un giorno una patria…”. Sarebbe stata Israele.
I ragazzi di Tricase invece hanno messo in scena la storia delle scarpette rosse numero 24 “quasi nuove”, trovate dai sovietici quando liberarono Aushwitz: “Chissà quel bambino di che colore aveva gli occhi?”.

E di Camp 39, il campo profughi a Tricase Porto, che ospitava Ebrei provenienti da tutta l’Europa, con la sua struggente storia dell’abito da sposa trovato in un baule che passa dalle ragazze del posto a quelle ebre per le loro nozze, allargandolo e restringendolo, simbolo forte di accoglienza e condivisione “contro ogni odio e contro il male della guerra…”. Materie brillantemente trattate dagli scrittori Ercole Morciano e Rodolfo Fracasso nei loro romanzi.

La serata è proseguita con i frammenti di un’intervista realizzata 5 anni fa da Francesco Giaquinto a Luciano Sorba, “Da Aushwitz a Leuca” (è sul sito della Pro-Loco): “La mia storia cominciò a Venezia, avevo 17 anni quando i tedeschi ci hanno presi e portati ad Aushwitz, un viaggio molto lungo... A Birkenau c’erano i prigionieri sovietici... Cosa ci davano da mangiare? Il pane sembrava fatto di segatura di legno, 100 grammi al giorno ciascuno, una gavetta di brodaglia e una zolla di margarina…”.

Ed è stata chiusa da una bella poesia di Vittorio Buccarello.

(Foto di Giuseppe Coluccia)

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