Quando la Basilica di San Nicola organizzava concerti musicali

VITTORIO POLITO - La musica è l’arte e la scienza dell’organizzazione dei suoni, dei rumori e dei silenzi nel corso del tempo e nello spazio. Un’arte adatta a conseguire determinati effetti sonori che riescono ad esprimere l’interiorità dell’individuo che la produce e dell’ascoltatore che ne fruisce. Il generare suoni avviene mediante il canto o mediante l’utilizzo di strumenti musicali che, attraverso i principi dell’acustica, provocano la percezione uditiva e l’esperienza emotiva voluta dall’artista.

L’arte consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni semplici o complessi, per mezzo della voce umana, di strumenti o della combinazione di entrambe queste fonti: abbiamo la musica corale, sinfonica, da camera, per pianoforte, lirica, sacra, da ballo, leggera, classica, terapeutica, ecc. Il significato del termine musica non è univoco ed è molto dibattuto tra gli studiosi per via delle diverse accezioni utilizzate nei vari periodi storici. Etimologicamente il termine musica deriva dalle Muse, figure della mitologia greca.

Il concerto è il trattenimento vocale-strumentale, sinfonico, da camera dedicato all’audizione di musica strumentale classica, operistica, jazz, leggera, ecc., eseguita solitamente da esecutori di chiara fama o di grande popolarità.

La Basilica di San Nicola di Bari, in occasione di ricorrenze o festività importanti, organizzava concerti, con esborso anche di notevoli spese. Dal considerevole carteggio esistente nell’archivio nicolaiano, come ricorda Vito Antonio Melchiorre (1922-2010), nel suo libro “Storie Baresi” (Levante), solitamente i complessi erano formati da una ventina di elementi, tra i quali erano presenti anche cantori eunuchi, molto graditi per le tonalità delle loro voci. Tra questi sono ricordati Giannelli di Trani, Niccolò Antonio Frammarino di Giovinazzo, Ciccillo di Bitonto ed altri.

Numerosi anche gli strumenti musicali usati, tra i quali la cornetta, la viola, il violino, la cetra, la tromba, il tamburo, il cembalo, l’oboe, senza trascurare la qualità dei cantanti, dal basso al tenore, dal soprano al contralto. Per la festa del maggio del 1790, l’orchestra era composta da due trombe, due bassi, nove violini, due oboi, un violoncello, un organo e due soprani, due tenori, un contralto. Manca ogni riferimento ai programmi eseguiti e ad artisti e musicisti di sesso femminile.

Sui registri contabili della Basilica si leggono nomi famosi, fra i quali, nel 1754, quello del compositore Francesco Durante, maestro di Niccolò Piccinni, venuto appositamente da Napoli per dirigere un’orchestra composta da scelti elementi giunti da Terlizzi, Ruvo, Acquaviva Putignano, Mola, Palo, Conversano, Castellana. Si leggono anche molti contratti notarili stipulati con noti talenti dell’arte musicale, come quello del canonico Iacobo Ernandez che stipulò il 26 aprile 1674 con Michele Angelo della Palommella di Giovinazzo per la durata di 8 anni, e l’altro firmato dal maestro di cappella Donato Stilla firmato il 25 novembre 1677 con Pietro di Giulio di Bari, per un periodo di 6 anni.

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