Il mondo del calcio ai piedi del vate Eziolino Capuano, simbolo di un calcio che oramai non c’è più

ph Walter Nobile
NICOLA RICCHITELLI – Per capire colui di cui parleremo in questo articolo vorrei partire da un gruppo Facebook che ad oggi conta quasi 14.000 iscritti - Eziolino Capuano (in ognuno di noi non devono albergare nefantezze) – voi penserete ad esercito di fans devoti a Pep Guardiola piuttosto che di Jurgen Klopp o di José Mourinho e Carletto Ancelotti, ed invece no.

Questa è la storia di un mito, le sue conferenze tra il serio e non troppo, sono oggetto di studio e discussione, ogni sua frase diventa cult e le sue invettive nei più di 30 anni di carriera di fatto ne hanno contribuito di fatto a crearne il personaggio. Non in serie A e manco in serie B, siede sulla panchina della “città dei due mari” del Taranto in Lega Pro – girone C – siamo parlando dell’allenatore salernitano, il vate Eziolino Capuano.

Ezio Capuano – detto Eziolino – nasce a Salerno 58 anni fa, inizia ad allenare sin da subito, inizia con l’Ebolitana, nel mezzo arrivano piazze prestigiose, da Altamura – che porta dalla D alla ex serie C2 nel 1996 - a Potenza, siede sulle panchine di Cavese – con cui conquista ad oggi la sua ultima promozione nel 1997 – e Puteolana, Paganese, Juve Stabia tra le altre ma anche Messina, Modena e Arezzo per un totale di quasi trenta panchine. Deve la sua fama ai tempi dell’Arezzo quando dopo una sconfitta in amichevole da parte della sua squadra il vate si rese protagonista di una sfuriata epica finita su tutti gli organi di stampa, social compreso. Ma lì in quel preciso momento Eziolino diventò per tanti se non per tutti il vate e il mito si fece sostanza, le sue conferenze iniziano a diventare scrigni da cui tirare fuori concetti filosofici e poetici, di lui tutti diventano fans, avversari e non:«c’è tanta gente che si sveglia la mattina per lavorare 12 ore al giorno per 1400 euro al mese, voi mi dite perché uno che sa dare due calci al pallone ne dovrebbe guadagnare di più…?».

Eziolino Capuano è un’idea, una filosofia, ma soprattutto un modo di vivere il calcio, un calcio non in via di estinzione ma oramai estinto: «il calcio oltre ad essere un sentimento forte per chi lo vive, aggrega e mette insieme vite che esulano da un campo di calcio…», lo amano i meno giovani ma soprattutto i giovani.

È arrivato a Taranto lo scorso anno dopo l’esperienza del 2001, al posto di Nello Di Costanzo dopo due sconfitte contro Monopoli e Catanzaro, si parte male a Torre del Greco in caso della Turris poi arriva la prima vittoria contro la Fidelis Andria e quindi la vittoria del derby contro il Foggia intermezzati da alcune sconfitte, metterà alla fine a referto 11 vittorie, 13 pareggi e 12 sconfitte che varranno salvezza e undicesimo posto finale. E oggi? Oggi Taranto sogna e il vate si nasconde, si fa pompiere ma non spegne l’entusiasmo semmai lo alimenta partita dopo partita, sono arrivate sei vittore due pareggi e tre sconfitte, la vetta dista 4 punti e domenica si gioca contro la Juve Stabia capolista. Vada come vada Eziolino Capuano ha riportato a Taranto l’entusiasmo dei giorni migliori, lui che «chi vuol vedere lo spettacolo nel calcio va al circo Togni…» è divenuto oramai l’idolo dello “Erasmo Iacovone”, lui che parla sempre con l’onestà che lo contraddistingue, perché vada come vada detta alla sua maniera: «…l’alibi è il sentimento più notevole del perdente».

In fondo il problema di Capuano alla fine è questo: «…alleno da 31/32 anni, ho allenato tutti gli anni, questo significa che il valore dell’uomo supera quello dell’allenatore…non mi sono mai prestato…qualche mia esternazione di qualche anno fa ha coperto il ruolo di allenatore enfatizzando il personaggio Capuano e questo ha limitato sicuramente la mia carriera. Se andiamo nell’intrisero delle squadre che ho avuto e dei risultati che ho fatto…», ed allora ecco che portare il Taranto in serie B potrebbe essere il più grande capolavoro di una grandissima carriera.

Onorato di essere tuo grande estimatore mister.

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