'La gente mi ama e i miei concerti sono sempre sold out'. Intervista a Povia



FRANCESCO GRECO.
ROMA - “Sono un cantautore sociale, perciò criticato, deriso, insultato, ma anche apprezzato. Descrivo emozioni e denuncio ingiustizie. Non posso piacere a tutti...”.  

Sintetico, quasi iconoclasta come un manifesto esistenziale il cantante Giuseppe Povia. Non dev’essere facile viver fuori mainstream, in un Paese dove si canta nel coro con l’alibi della famiglia, che fa del conformismo il suo credo e del cloroformio il vanto, distribuito in quantità industriale da tv generalista e media di modica quantità. Come Flaiano, Montanelli, Achille Campanile, Longanesi e tanti altri han mostrato con abbondanti dosi di vetriolo.

No-vax in un Paese dove molti spacciano la furbizia per intelligenza e ogni tanto si scopre che qualche ultrà della puntura ha fatto la vaccinazione taroccata, e putiniano dove si cerca la pace finanziando e armando i guerrafondai. Andreotti direbbe che se l’è cercata.   

"Ho fatto due dischi su questi temi, 34 brani autoprodotti, svincolati da ogni logica ideologica e di mercato”, premette subito il cantante.   


Lei si sente un pericoloso terrapiattista in un Paese di cerchiobottisti?  

"Mi sento uno che ha un pensiero sano di mente e oggettivo per questo potrei essere rappresentativo per la maggioranza come lo sono stato in passato quando me lo hanno permesso. Per questo vengo tenuto ai margini con la scusa che non faccio più canzoni belle, come se molte canzoni di quelle che sono in giro ora, fossero capolavori che restano nella storia della musica".  

Lei non è vaccinato, eppure il mainstream ripete che il siero, la scienza, han salvato molte vite umane...  

"Dicevano “il vaccino è l’unica via” e io chiedevo: “Come mai siamo centinaia di milioni a essere guariti dal covid senza quello?”. Ancora oggi non rispondono. Spesso mettono da parte il racconto della scienza esaltando la scienza del racconto".  


Lei non si è fatto contagiare manco dalla russofobia, che dolore per Mentana e Vespa!  

"Che buffe le tifoserie politiche. Alcuni dicono: “Vai a vivere in Russia!” e altri rispondono: “Vai in Ucraina a combattere!”. La verità è che a entrambi non frega nulla dell’una e dell’altra. Quando scoppiano conflitti mi interessa capire le cause. La guerra è sbagliata e se non si vuole negoziare significa che non si vuole la pace".  

Nel Paese dove si spaccia il Papa per putiniano, ci ripetono che c’è un invasore e un invaso, Pupo si è fatto spaventare e ha desistito dal cantare in Russia, ma se la chiamassero andrebbe a cantare a Mosca?  

"Io non sto con la Russia, anzi, mi vengono i brividi al pensiero di uscire dal blocco Nato per entrare nel blocco russo. La musica è il mio lavoro, vado ovunque mi facciano lavorare. Le ricordo che i mondiali sono stati giocati dove donne e gay hanno miseri diritti e dove sono morti migliaia di lavoratori sottopagati per costruire le strutture per farvi divertire ma lì it’s ok no?".
 
  
Per un cantante finire fuori mainstream significa che non lavora…   

"Grazie a Dio sono amato dalla gente e i miei concerti sono pieni. Nel 2023 ne ho fatti oltre 120 e ora nel 2024 ho già una trentina di date".   

Quali sono i suoi riferimenti culturali di formazione?   

"A parte mio padre, nessun altro…".

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto