Libri: 'Una caramella per Rossana', l'ultimo giallo di Francesco Serafino


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PIERO LADISA - Tabella di marcia letteraria rispettata anche in questa occasione. Lo scrittore Francesco Serafino è tornato in libreria con un nuovo giallo, a distanza di due anni dal precedente, che vede per la sesta volta protagonista il maresciallo Carlo Prisciandaro. Come sempre a fare da sfondo alle indagini del sottoufficiale dell'Arma dei Carabinieri c'è la Lucania e un nuovo caso di omicidio e violenze che si verificano nell'hinterland lucano degli anni '60 e che Prisciandaro e i suoi fidati collaboratori dovranno risolvere nel minor tempo possibile. Ancora una volta Francesco Serafino con "Una caramella per Rossana" (Wip edizioni 2024, pp. 292, € 16) fornisce una lettera piacevole e al tempo stesso scorrevole condita dalle note storiche, artistiche e culturali che animano il racconto.


INTERVISTA ALL'AUTORE

D. Francesco, ben ritrovato. Si è passati da un Romeo a un Fiat 850. Anche in questo caso è stato un furgone ad aprire il nuovo romanzo come il precedente…
R. "Mi piace ricordare le auto dell’epoca, che poi sono quelle che hanno segnato la mia adolescenza. Quella vettura FIAT 850, poi così versatile per tutti gli usi, si prestava bene per il trasporto di persone, dai giocatori delle piccole squadre di calcio di paese, ai religiosi, suore comprese".


D. Come mai hai deciso di mettere al centro di questo romanzo la caramella più famosa d’Italia?
R. "È stato un puro caso. Avevo un titolo provvisorio che non mi convinceva e il romanzo era già a metà dell’opra, quando improvvisamente, una mattina fui folgorato proprio come San Paolo sulla via di Damasco. Sulla scrivania di una mia cara collega di lavoro, all’interno del barattolino di caramelle, da cui ogni tanto attingo con il suo permesso, glicemia permettendo, spiccava in tutta la sua bellezza l’involucro di una caramella rossa, solitamente mai presente: era la famosa caramella Rossana. Di colpo ritornai indietro di almeno cinquant’anni, quando mia nonna me le offriva spesso e in quel momento decisi che sarebbe stato un elemento importante per la stesura del romanzo. Chiaramente ho dovuto rivedere e cambiare in toto la trama e il titolo, piaciuto davvero a tanti miei estimatori".


D. Ancora una volta hai saputo descrivere nel migliore dei modi alcuni tra i borghi presenti nella tua terra d’origine. Qual è il processo che ti spinge a scegliergli? Le bellezze artistiche di quei luoghi? O anche le leggende che ne hanno scandito le rispettive storie?
R. "La Lucania, è ricca di storia. Il suo patrimonio artistico e le leggende che vi gravitano intorno, sono state per troppo tempo sopite. La mia “missione” è proprio questa: ricercare leggende poco conosciute e ravvivare con vernice fresca i borghi di provincia, che non hanno nulla da invidiare ai più blasonati piccoli e grandi centri delle Marche o della Toscana, giusto per citare alcune fra le regioni più note. A parte le arcinote Matera e Craco, vi sono tantissimi paesi da noi, che meritano davvero una migliore visibilità nazionale ed internazionale. Così come ho fatto nei miei libri precedenti, con Pisticci, Grottole, Montescaglioso, Irsina, solo per citarne alcuni".



D. Anche in questo caso la tua penna ha partorito una storia non banale, anzi. Ti sei ispirato a fatti realmente avvenuti e rimodellati in chiave romanzata, oppure è tutto frutto esclusivo della tua mente?
R. "Stavolta ho fatto come il buon Fabrizio De Andrè. Sono venuto a conoscenza di un episodio di cronaca nera avvenuto in Lucania, parecchi anni fa e ne sono rimasto molto colpito. Ho imbastito la trama proprio da quella brutta storia, chiaramente cambiando nomi e località, seguendo un canovaccio comunque molto diverso da quello realmente accaduto. Ho cominciato a scrivere partendo proprio dalle 4 frasi in rima riportate all’inizio delle prime pagine del libro, che in realtà sono la dedica alla persona oggetto della cronaca dell’epoca: in queste quattro righe, vi è celato anche il nome".

D. Quest’anno cade il decimo anniversario dalla nascita del personaggio Prisciandaro. Avresti mai immaginato una storia così lunga, duratura e soprattutto apprezzata?
R. "Quando scrissi il primo romanzo feci scrivere sul frontespizio “Le storie del maresciallo Prisciandaro”, auspicando un seguito a quell’episodio: pensavo a un secondo libro. Non potevo certo immaginare di arrivare a sei!".

D. Il passo successivo sarebbe quello di vedere trasportata questa storia sul piccolo schermo…
R. "È il mio sogno nel cassetto, per il personaggio del maresciallo vedrei benissimo un Luca Argentero, mentre per il brigadiere Lorusso, un ottimo Rocco Papaleo, tra l’altro lucano. Il brigadiere Ruocco? Sicuramente Antonio Milo, ma bisognerà chiedere il permesso al commissario Ricciardi del grande Maurizio De Giovanni…".

D. A cadenza biennale esce un nuovo episodio della saga Prisciandaro. Hai già sondato il terreno per il nuovo romanzo? Appuntamento al 2026?
R. "È un po' prematuro. Però mi piace tanto un nome, anch’esso, preso dal vissuto e abbastanza casuale, che mi è venuto in mente. Che non svelo per ovvi motivi. Ma non so ancora se il suo ruolo sarà quello dell’assassinato o dell’omicida! Chiaramente non lo dirò manco sotto tortura!".

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