Triggiano, “diluvio” e crollo di calcinacci nella sede del 118: “Lavoriamo tra muffa, topi e senza via di fuga”


TRIGGIANO
– Un cedimento strutturale e un'infiltrazione d'acqua hanno fatto letteralmente crollare parte del soffitto della postazione del 118 di Triggiano. È accaduto nelle prime ore di ieri mattina, dopo una notte di pioggia battente. A cedere sono stati alcuni calcinacci, ma a venir giù è anche la pazienza di chi ogni giorno lavora lì dentro. A denunciare la situazione sono proprio gli operatori sanitari in servizio nella struttura, che parlano di condizioni di lavoro "indegne" e da anni ignorate.

Nulla è a norma, viviamo con i topi che ci camminano sopra le teste – racconta una delle soccorritrici –. Siamo a -1, cioè sottoterra, e non abbiamo nemmeno una via di fuga in caso di emergenza. Stamattina è venuto giù il soffitto, ma noi con questa realtà conviviamo da tempo. Respiriamo muffe, lavoriamo in un ambiente malsano. Vogliamo uscire da qui, ma nessuno ci ascolta. Perché noi siamo quelli del 118, e non abbiamo voce in capitolo”.

Un grido d’allarme che arriva da chi, ogni giorno, è in prima linea per salvare vite, ma che oggi si trova a rischiare la propria in un ambiente di lavoro definito dagli stessi operatori “inaccettabile, al limite dell’umano”. La struttura, da tempo segnalata come inadeguata, ospita i turni di emergenza-urgenza sanitaria h24. Eppure, secondo quanto denunciato, mancano le minime condizioni igienico-sanitarie, con muffa sui muri, umidità perenne, infiltrazioni d'acqua e presenza di roditori.

Non è la prima volta che la postazione viene segnalata per criticità strutturali, ma finora non sono seguite azioni concrete. “Ci sentiamo invisibili – prosegue l'operatrice –. Tutti ci applaudono nei momenti difficili, ma nella realtà nessuno si prende cura di noi”.

I lavoratori chiedono interventi urgenti da parte dell’ASL e delle istituzioni locali. “Non vogliamo più rischiare la salute per fare il nostro lavoro – dicono –. Vogliamo solo poter lavorare in un posto sicuro e dignitoso”.

La situazione è ora sotto osservazione da parte dei sindacati, che potrebbero avviare azioni formali. Nel frattempo, resta la rabbia e la frustrazione di chi, paradossalmente, si prende cura della salute degli altri in un luogo che mette a rischio la propria.