Taranto saluta Giancarlo Cito: folla alle esequie dell’ex sindaco, tra applausi, bandiere e memorie divise
TARANTO – Un lungo e composto applauso ha accolto l’ingresso della bara di Giancarlo Cito nella concattedrale Gran Madre di Dio, dove nel pomeriggio si sono svolti i funerali dell’ex sindaco di Taranto, scomparso l’11 maggio scorso all’età di 79 anni.
La cerimonia, inizialmente prevista per il giorno successivo alla morte, era stata rinviata a seguito del sequestro della salma disposto dalla Procura di Taranto. A chiedere l’intervento della magistratura era stata la sorella dell’ex primo cittadino, denunciando presunte negligenze nelle cure ricevute durante il ricovero ospedaliero. L’autopsia ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di cinque medici, e solo dopo il completamento dell’esame è stato concesso il nulla osta per la sepoltura.
A celebrare il rito funebre è stato don Ciro Alabrese, che nell’omelia ha ricordato “lo spirito di iniziativa che ha segnato la vita dell’ex sindaco” e ha rivolto un’esortazione ai presenti: «Chi ha bisogno di essere aiutato, va aiutato».
Sulla bara, avvolta dal tricolore, è stata posta anche una bandiera rossoblù del Taranto Calcio, a simboleggiare l’attaccamento di Cito alla città e alla sua squadra.
In chiesa, tra cittadini, amici, sostenitori e curiosi, erano presenti anche la moglie Maria Chyurlia, i figli Mario — attuale candidato sindaco di Taranto — e Antonella, oltre a rappresentanti del mondo politico e istituzionale.
Giancarlo Cito fu una delle figure più discusse e polarizzanti della politica tarantina e nazionale negli anni ’90. Eletto sindaco nel 1993, rimase in carica fino al 1996, conquistando un ampio consenso popolare anche grazie all’utilizzo strategico della televisione, attraverso l’emittente locale da lui fondata, con cui denunciava inefficienze e degrado urbano. Successivamente fu eletto deputato con il movimento At6 – Lega d’Azione Meridionale.
Il suo percorso politico, però, fu segnato da ombre giudiziarie. La condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, che gli costò quattro anni di carcere, segnò il tramonto della sua carriera istituzionale e aprì una lunga stagione di polemiche e divisioni nella memoria collettiva cittadina.
Oggi, Taranto lo ha salutato tra bandiere, silenzi, applausi e giudizi contrastanti, ricordando una personalità che ha saputo lasciare un segno profondo, controverso e indelebile nella storia recente della città.