Vertice dei leader europei a Kiev: proposta di cessate il fuoco di 30 giorni. Putin risponde con la parata della Vittoria a Mosca


KIEV – In un momento cruciale del conflitto, quattro leader europei – Emmanuel Macron (Francia), Keir Starmer (Regno Unito), Friedrich Merz (Germania) e Donald Tusk (Polonia) – sono arrivati oggi a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con una proposta chiara: un cessate il fuoco completo e incondizionato di 30 giorni per aprire uno spazio concreto a colloqui di pace. La premier italiana Giorgia Meloni ha partecipato all’incontro in videoconferenza.

La dichiarazione congiunta, firmata prima della visita, è stata realizzata in coordinamento con gli Stati Uniti e rappresenta un tentativo deciso per smuovere la situazione sul campo. "Chiediamo alla Russia di accettare un cessate il fuoco per avviare un percorso verso una pace giusta e duratura", si legge nel comunicato.

Il presidente francese Macron ha chiarito che, qualora Mosca dovesse rifiutare la proposta, seguiranno ulteriori sanzioni economiche, questa volta con il pieno appoggio dell’Unione Europea e degli alleati occidentali. Il messaggio è chiaro: il tempo della diplomazia si sta esaurendo.

Nel frattempo, a Mosca, il presidente russo Vladimir Putin ha celebrato ieri la Giornata della Vittoria con la tradizionale parata militare sulla Piazza Rossa. In un discorso carico di retorica patriottica, affiancato dal presidente cinese Xi Jinping, Putin ha ribadito che “tutta la Russia sostiene l’offensiva in Ucraina”, confermando la linea dura del Cremlino.

Nonostante la tensione crescente, Kiev e l’Unione Europea hanno approvato la creazione di un tribunale speciale per processare i vertici del governo russo, inclusi membri della cerchia di Putin, per il crimine di aggressione contro l’Ucraina. Una mossa che alza ulteriormente il livello dello scontro politico e giuridico tra le due sponde del conflitto.

La giornata di oggi segna dunque un momento chiave: da un lato la mano tesa dell’Occidente per fermare temporaneamente le ostilità, dall’altro la riaffermazione di potenza militare russa. Tra diplomazia, minacce e tribunali internazionali, il futuro del conflitto resta incerto.