Carcere di Lecce, esplode la rabbia del SAPPE: “Violenza dilagante contro la Polizia Penitenziaria, lo Stato riprenda il controllo”

LECCE – Non si ferma la catena di violenze nel carcere di Lecce, dove le aggressioni contro la Polizia Penitenziaria sono ormai all’ordine del giorno. A denunciare l’ennesimo episodio è il SAPPE (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria), che lancia un durissimo atto d’accusa contro il silenzio delle istituzioni e dei garanti, accusati di ignorare una situazione definita ormai “fuori controllo”.

L’ultimo grave episodio si è verificato nel pomeriggio di ieri, nella sezione C2 dell’istituto penitenziario, quando un detenuto sieropositivo avrebbe aggredito senza alcuna provocazione due agenti di polizia, sputando loro in faccia e colpendoli fino a procurare contusioni, una delle quali seria, a una mano di uno dei poliziotti, poi assistito dai sanitari. Un gesto che ha generato profondo sconcerto tra i colleghi, esasperati da un clima di impunità e abbandono.

Emergenza strutturale: troppi detenuti, pochi agenti

Secondo i dati diffusi dal SAPPE, il carcere di Lecce ospita oltre 1300 detenuti a fronte di meno di 800 posti disponibili, con una carenza di oltre 200 agenti. Numeri che riflettono una gestione ormai insostenibile, in un contesto dove violenza, intimidazione e prepotenza sarebbero all’ordine del giorno.

“Ogni pretesto è buono per aggredire un agente. I detenuti violenti restano impuniti e spesso si vantano delle loro ‘imprese’ con gli altri reclusi, che li emulano” – denuncia il sindacato.

Il SAPPE accusa: “Basta silenzi, applicare le leggi esistenti”

Il SAPPE punta il dito contro la mancata applicazione degli articoli 14-bis e 32 dell’Ordinamento Penitenziario, che permetterebbero di isolare i soggetti violenti o trasferirli in altre strutture, evitando l’effetto emulazione.

“Il sistema penitenziario è ostaggio dei violenti – prosegue il comunicato – mentre lo Stato resta inerme e non protegge chi ogni giorno rischia la vita per garantire la sicurezza dietro le sbarre”.

Il sindacato si rivolge anche ai rappresentanti del governo: il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il viceministro Sisto e i sottosegretari Ostellari e Delmastro, accusati di essere a conoscenza della situazione ma di non intervenire concretamente. E chiede conto anche ai garanti dei detenuti e all’associazione Antigone, sollecitando una presa di posizione netta.

“Lo Stato ha abbandonato le carceri ai delinquenti”

Il comunicato, dai toni molto duri, si scaglia anche contro quello che viene definito “garantismo a senso unico”, colpevole di aver alimentato un clima di sfiducia e impotenza tra gli agenti:

“Ci parlano di stato di diritto seduti su comode poltrone, ma chi lavora nelle carceri sa che quel diritto è stato distrutto da anni di politiche permissive e di depotenziamento delle forze dell’ordine”.

Pronta la mobilitazione

Il SAPPE conclude con l’annuncio di forme di protesta eclatanti, che potrebbero essere attuate a breve per rompere il muro di silenzio che, secondo il sindacato, circonda le carceri italiane.

“Se le istituzioni continueranno a voltarsi dall’altra parte, scenderemo in piazza per difendere la dignità e l’incolumità dei nostri agenti. Non accetteremo più che la vita di un servitore dello Stato venga considerata zero”.

Il carcere di Lecce, simbolo di un sistema al collasso, chiede oggi risposte urgenti, strutturali e coraggiose. Perché il rispetto delle regole e la tutela di chi le fa rispettare non possono più aspettare.