Alberto Stasi resta in semilibertà: la Cassazione respinge il ricorso della Procura Generale
MILANO - La Corte di Cassazione ha confermato la semilibertà per Alberto Stasi, rigettando il ricorso presentato dalla Procura Generale presso la Corte d'Appello di Milano contro l’ordinanza del 9 aprile scorso che concedeva il beneficio. Stasi, condannato in via definitiva per la morte di Chiara Poggi, potrà quindi continuare a usufruire della semilibertà, che gli consente di uscire dal carcere durante il giorno e rientrare la sera.
La Procura Generale, guidata dalla sostituta procuratrice Valeria Marino, aveva sollevato diversi rilievi sull’ordinanza, accusandola di presentare vizi di legittimità nella motivazione. Tra le contestazioni principali vi era la mancata richiesta di un’autorizzazione specifica per la partecipazione di Stasi a un’intervista televisiva al programma Le Iene, realizzata durante un permesso premio per un ricongiungimento familiare. Secondo l’accusa, infatti, i permessi premio possono essere concessi esclusivamente per motivi familiari, culturali o di lavoro, e l’intervista non rientrerebbe in nessuna di queste categorie.
La difesa di Stasi, rappresentata dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, ha tuttavia sostenuto che non fosse necessaria alcuna autorizzazione specifica per l’intervista, posizione confermata sia dalla direzione del carcere di Bollate sia dai giudici di Milano, i quali hanno stabilito che non vi è stata alcuna violazione delle prescrizioni imposte.
Dal 28 aprile scorso, data di entrata in vigore del provvedimento della Sorveglianza, Stasi può uscire quotidianamente dal carcere, rispettando gli orari indicati nelle prescrizioni. Durante la giornata, ha la possibilità di restare fuori per più di dodici ore, non solo per motivi di lavoro ma anche per svago o altri impegni.
Nell’ordinanza, i giudici della Sorveglianza hanno evidenziato le relazioni positive dell’equipe del carcere di Bollate e sottolineato come Stasi, nonostante si sia sempre proclamato innocente, abbia tenuto un comportamento conforme all’accettazione della condanna. Inoltre, è stato evidenziato che l’ex bocconiano di 41 anni ha dimostrato empatia e sofferenza verso la vittima.
Questa decisione segna dunque un importante passo nella gestione della pena di Stasi, che dopo dieci anni di detenzione continua a godere di misure alternative al carcere, con un’attenzione particolare al suo percorso di reinserimento sociale.