Cecilia Larosa: “Lavorare con i bambini mi ha insegnato che la musica è un linguaggio istintivo”



La cantautrice Cecilia Larosa pubblica Indelebile”, il nuovo singolo prodotto da Piero Cassano e scritto da Edoardo Benevides Costa e Cecilia Larosa. Il brano si distingue per il sound fresco e travolgente, che cattura l’essenza di serate estive senza fine. 

Il 2 agosto farà da opening ai Ricchi e Poveri in Piazza Vittorio Veneto a Sammichele di Bari. 

La tua formazione va dal canto jazz al pop-rock: come questa versatilità ha influenzato il tuo modo di scrivere e interpretare brani come “Indelebile”?

La mia formazione è stata una vera palestra emotiva e musicale. Il jazz mi ha insegnato l’importanza dell’improvvisazione, della libertà interpretativa, del lasciarsi sorprendere dalla musica. Il pop mi ha dato la struttura, l’impatto, la capacità di arrivare in modo diretto attraverso la semplicità, il bisogno di spogliare le cose dal troppo che le riveste, per arrivare alla loro vera essenza. In “Indelebile” c’è un po’’ di tutto questo: la scrittura è pop, il sound è fresco, ma la mia formazione mi ha sicuramente influenzata e credo sia presente in ogni brano che scrivo come una sintesi naturale del mio percorso.

La canzone parla di un amore fugace ma intenso. Pensi che le emozioni più brevi siano a volte anche le più potenti?

Assolutamente sì. Ci sono emozioni che durano pochi giorni, ma restano dentro per sempre. Spesso le cose che ci travolgono, che non riusciamo a razionalizzare, sono quelle che lasciano il segno più profondo. Forse proprio perché non abbiamo avuto il tempo di proteggerci. “Indelebile” racconta questo: un legame che non ha avuto bisogno di tempo per essere vero. È un ricordo che brucia ancora, ma che non rinnegheresti mai. E nel mio caso è diventato musica.

Hai avuto esperienze educative importanti con i bambini attraverso la musica. Come questo ha influenzato il tuo modo di comunicare artisticamente?

Lavorare con i bambini mi ha insegnato che la musica è prima di tutto un linguaggio istintivo. I bambini non si chiedono se una canzone è perfetta: se li emoziona, ballano, cantano, si lasciano andare. Questo mi ha fatto riscoprire la verità della semplicità, il valore dell’immediatezza. Quando scrivo, cerco di entrare dentro le mie emozioni, viverle e riportarle in testi e musica. Voglio che la mia musica arrivi prima di tutto al cuore. E anche quando affronto temi più profondi, cerco sempre un linguaggio che parli alle persone senza complicazioni, con autenticità.

Nei tuoi brani racconti te stessa con autenticità. C’è un messaggio che ti sta particolarmente a cuore e che cerchi sempre di portare avanti nella tua musica?

Attraverso la musica cerco sempre di sottolineare quanto sia importante essere veri in ciò che si prova, cerco di ricordarlo soprattutto a me stessa. La fragilità non è debolezza, ma forza. L’imperfezione è qualcosa di bello, di vivo, di reale. Va bene anche sbagliare perché l’errore insegna più di tante altre cose, e va bene anche fermarsi e accogliere ciò che ci fa soffrire come un’opportunità per scoprire il meglio che c’è in noi, per scegliere il positivo e il bello che possiamo trarre da noi stessi e dagli altri.