Giochi del Mediterraneo, Perrini: “Chi polemizza non ama il territorio. Serve unità per un evento storico”
TARANTO – A poco più di un anno dall’inizio dei Giochi del Mediterraneo 2026, il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Renato Perrini, interviene con un appello all’unità e alla responsabilità istituzionale. Nel mirino del consigliere, le polemiche sorte in questi giorni sulla gestione e sull’avanzamento dei lavori, che rischiano – secondo lui – di minare la riuscita di un evento sportivo strategico per Taranto e l’intera Regione Puglia.
“In questo momento decisivo, chi fa polemiche e non collabora, dimostra di non voler bene al nostro territorio”, dichiara Perrini, sottolineando come i Giochi rappresentino un’opportunità unica di visibilità e rilancio per Taranto, la Puglia e l’Italia intera.
Perrini ha rivendicato il proprio impegno sul campo fin dal 2019, anno dell’assegnazione ufficiale dell’evento alla città ionica, affermando di aver sempre operato “in silenzio, collaborando con tutti i sindaci e monitorando personalmente i cantieri”. I lavori, secondo quanto riferito, starebbero procedendo nel rispetto del cronoprogramma stabilito dal commissario straordinario Massimo Ferrarese, nominato dal Governo Meloni nel 2023.
“Dal 2019 al 2023 solo slide, niente cantieri”
Il consigliere regionale non ha risparmiato critiche alla precedente gestione targata Regione Puglia, accusata di inattività:
“In quegli anni, i Giochi erano praticamente fermi: tante presentazioni, ma senza fondi né interventi concreti. La svolta è arrivata con la nomina del commissario Ferrarese, su decisione del premier Giorgia Meloni e dei ministri Abodi e Fitto”, ha precisato Perrini.
“Ora servono collaborazione e non campagna elettorale”
Il monito finale è chiaro: basta divisioni e strumentalizzazioni politiche.
“Su obiettivi così ambiziosi dobbiamo lavorare insieme, in sinergia tra tutte le istituzioni, perché i Giochi del Mediterraneo siano una vetrina d’eccellenza per la Puglia, per l’Italia e per tutti i 26 Paesi partecipanti”, conclude Perrini.
