Lecce: "filobus sottoutilizzato e inefficiente", idea referendum


FRANCESCO GRECO - Vedi alla voce filobus e scopri che a Lecce stanno raccogliendo le firme per indire un referendum. A contrasto del progetto del Comune di potenziamento della rete (ulteriori 7 km in altre aree urbane, circa mille nuovi pali, doppia rete aerea, etc.) di un'opera nata male e gestita peggio, forse estranea alle peculiarità urbanistiche di Lecce, o comunque sovradimensionata per una piccola città di provincia che perde abitanti e residenti (inverno demografico) e dove già gli autobus viaggiano quasi vuoti.   

Occorrono 6mila firme e partirà la consultazione popolare. Per raccoglierle, sono al lavoro i consiglieri dell'opposizione Antonio De Matteis, Mauro De Matteis, Sergio Della Giorgia, Sandra Fiore, Paolo Foresio, Christian Gnoni, Silvia Miglietta, Giovanni Occhineri, Antonio Rotundo, Carlo Salvemini, Sergio Signore e la collega (collabora a varie testate e fu responsabile dell'Ufficio Stampa del Lecce) Loredana Di Cuonzo.  Che ne parla in questa intervista. 

Partiamo dallo stato dell'arte?

Il progetto di ampliamento del filobus a Lecce è ormai ufficiale. La giunta guidata dal sindaco Adriana Poli l’ha approvato. Una scelta che ha riacceso una polemica mai sopita.

Facciamo un pò di background?

Nato nei primi anni Duemila, il filobus doveva innovare e, invece, ha lasciato dietro di sé dubbi, disagi e rifiuto. Una infrastruttura  invasiva, sgradita da subito a tutti, che ha modificato il paesaggio urbano. Cavi sospesi, pali,  pensiline spoglie restano evidenti e deturpanti il paesaggio urbano.  Ferite nel tessuto barocco di Lecce che non si sono mai rimarginate. 

Sono in tanti, e a vari livelli, in Città, a parlare di fallimento, e non da oggi...

Oltre al danno estetico, che pure è pesante, c’è da registrare il fallimento funzionale. Il filobus non è mai entrato davvero nelle abitudini della Cittadinanza, che ha continuato a preferire altri mezzi.  Il sistema di trasporto promesso come rivoluzionario non ha saputo intercettare né bisogni né preferenze e, tantomeno, gradimento. 

Della serie: Perseverare è diabolico?

Risposta: Si torna a investirci milioni di euro pubblici. Si annuncia l’estensione della rete verso nuove aree. Un’opera che pochi hanno chiesto e che molti contestano. Aggravante non da poco il fatto che non sia stato previsto alcun confronto con i cittadini e nessun passaggio in assemblee pubbliche o consultazioni. La decisione è arrivata improvvisa, già tracciata.

E dunque, la parola alla popolazione?

Risposta: Per questo è nata l’iniziativa delle opposizioni consiliari  cui si sono unite associazioni civiche per formare un comitato unico. L’obiettivo comune è promuovere un referendum cittadino con lo scopo di abrogare la delibera di ampliamento della rete rimettendo la scelta nelle mani della Cittadinanza leccese e restituendo voce a una comunità rimasta esclusa, anche per essere stata taciuta l’idea in campagna elettorale.  Il filobus è inviso alla stragrande maggioranza dei leccesi, questo il sentimento che si percepisce ogni volta che se ne parla con qualcuno, compreso chi ha votato questa amministrazione. 

Come dire, risorse gettate al vento...

Risposta: L’opposizione consiliare sottolinea anche il nodo dei costi sostenuti. Le risorse impiegate non hanno prodotto risultati, lo dice una sentenza, quella che la dichiara un’opera sovradimensionata per una città come Lecce che di fatto l’ha bocciata non utilizzandola se non in modo residuale.  Il filobus resta sottoutilizzato, inefficiente e discusso.

L'avvocato del diavolo direbbe: e voi cosa fareste? 

Non mancano, a nostro modo di vedere, alternative concrete, già praticate altrove: navette elettriche nei centri storici, agili e silenziose.  Ciclabili protette, servizi di sharing e intermodalità urbana.  E ancora: servizi di bike sharing accessibili, distribuiti nei quartieri, Car sharing elettrico integrato con le stazioni urbane. Minibus a chiamata, sostenibili e flessibili negli orari.  Concludendo, per quanto già esistente, abbonamenti agevolati per studenti e altre categorie che potrebbero utilizzare il mezzo pubblico se reso più efficiente.  Non dimentichiamo che l’amministrazione Salvemini, in chiusura di mandato, aveva ottenuto ben 900.000 km in più, che sarebbero andati tutti alla implementazione delle corse che poteva essere il primo step per la diffusione della mentalità dell’uso del mezzo pubblico.  Una mobilità sostenibile va costruita sull’uso e sull’ascolto, non imponendo un modello unico.  Significa costruire soluzioni su misura, condivise e gradite, incentivare ciò che funziona e non replicare ciò che fallisce.

Decideranno i cittadini?

Il referendum, oggi, rappresenta un’occasione di ascolto, un reale momento di verifica democratica sul futuro della mobilità. Non uno scontro ideologico ma un atto di responsabilità. Riteniamo che la Città non possa essere oggetto di progetti calati dall’alto, ma soggetto attivo, partecipe e consapevole.  E’ tutto ciò il presupposto per una evoluzione armonica e partecipata, attraverso scelte condivise.  Nel segno del buon senso, dell’efficienza e del rispetto, non della prepotenza di un pensiero unico.