Roma, a Piazza Navona agosto sull’acqua


FRANCESCO GRECO. ROMA - Se pò ffregà Ppiazza-Navona mia E dde San Pietro e dde Piazza-de-Spaggna. (Giuseppe Gioachino Belli, “Piazza Navona”, 1 febbraio 1833).

L’idea venne a Papa Innocenzo X (1574-1655): all’epoca non c’era ancora il caldo reale e quello percepito dei tuttologi del meteo, che spesso annunciano allerte rosse e sfracelli e poi non succede niente.

Cuesta nun è una piazza, è una campaggna,
Un treàto, una fiera, un’allegria
.

Il Pontefice è passato alla Storia per quello che è considerato un “capolavoro urbanistico”: la razionalizzazione di Piazza Navona, tanto amata da Romani e turisti.

Va’ dda la Pulinara a la Corzía,
Curri da la Corzía a la Cuccaggna
:

Le maestranze vi posero mano a partire dal 1647 col posizionamento dell'obelisco spuntato sull’Appia (Circo di Massenzio).

Tre anni dopo, il Sommo Pontefice bandì l'appalto per i lavori della Fontana dei Quattro Fiumi.

Pe ttutto trovi robba che sse maggna,
Pe ttutto ggente che la porta via.


Il caldo era feroce e dunque il Papa ebbe una trovata geniale: chiudere gli sbocchi delle fontane, così l’acqua sarebbe traboccata nella piazza, allagandola e i Romani avrebbero finalmente trovato refrigerio.

Detto, fatto. Addetti inviati da Oltretevere ad agosto bloccavano gli scarichi delle tre fontane (oltre a quella di Lorenzo Bernini, quelle del Nettuno e del Moro) e così l’acqua fuorusciva e allagava la Piazza facendo camminare la gente sul fresco.

Sotto l’aspetto morfologico, l’area era l’ideale: insisteva sull’antico stadio di Domiziano, forma allungata, un po’ concava, buona come “deposito” di acqua.

Cqua cce sò ttre ffuntane inarberate:
Cqua una gujja che ppare una sentenza:


I Romani gli furono grati. I “bagni” a Piazza Navona durarono oltre due secoli (1652-1866). Ce n’è traccia anche nella celebre poesia del Belli che intervalla questo articolo.

Poi, inspiegabilmente, la tradizione, che si era ben consolidata, fu interrotta.

Cqua se fa er lago cuanno torna istate.

Roma, estate 2025, Giubileo. Il “lago” torna a Piazza Navona, ma non col metodo Innocenzo X, semplicemente come extrema ratio di difesa dal caldo opprimente da parte dei residenti.

Che può essere letta anche come una trovata fra la performance artistica e la provocazione estetica.

Nella rovente controra, imponenti getti d’acqua arrivano sulla Piazza da ogni dove: da Corso Rinascimento a via dei Coronari, via Zanardelli, Sant’Agnese in Agone e dintorni.

Ora, se un’iniziativa spontanea fosse integrata dalle istituzioni, nello specifico la Chiesa (Papa Leone XIV) e il Comune (il sindaco Roberto Gualtieri), sarebbe cosa buona e giusta. Per mezzi e metodi ci si affida alla creatività, loro e dei collaboratori, ma i Romani potrebbero avere solo benefici e riconoscenza.

Cqua ss’arza er cavalletto che ddispenza Sur culo a cchi le vò ttrenta nerbate, E ccinque poi pe la bbonifiscenza.