"Segui l’Onda 2.0": al mare e in piscina per la riabilitazione dei bambini della NPIA


Al Lido dei Vigili del Fuoco di Giovinazzo il progetto estivo dedicato a minori con disabilità motorie e disturbi neuropsichiatrici

BARI – Il mare e la piscina come ambienti terapeutici, capaci di curare corpo e mente: è l’obiettivo di “Segui l’Onda 2.0: riabilitazione in acqua”, progetto promosso dalla UOSVD NPIA Area Centrale – Autismo della ASL Bari e rivolto a bambini e adolescenti con disturbi neuropsichiatrici, disabilità motorie o difficoltà emotive.

Dallo scorso giugno, e fino a settembre, trenta minori partecipano alle attività del progetto, ospitati nel Lido del Comando dei Vigili del Fuoco di Giovinazzo, grazie alla sensibilità e al sostegno logistico offerti dal comandante ing. Giuseppe Quinto e da tutto il corpo dei Vigili del Fuoco.

Il progetto prevede attività riabilitative in acqua (mare e piscina) con incontri settimanali o bisettimanali, alternate a laboratori creativi, tecniche di rilassamento, interventi individuali e di gruppo. L’acqua, elemento multisensoriale e universale, viene così utilizzata come spazio terapeutico per stimolare sensi, creatività, coordinazione, rilassamento muscolare e crescita emotiva.

«La riabilitazione in acqua – spiega il Direttore generale della ASL Bari, Luigi Fruscio – è un'opportunità terapeutica che unisce cura, benessere e vita quotidiana, offrendo ai piccoli pazienti esperienze significative anche fuori dai contesti sanitari tradizionali».

A coordinare il progetto, il dott. Cesare Porcelli, responsabile della UOSVD NPIA Area Centrale – Autismo, che sottolinea il valore dell’esperienza marina nel rafforzare l’autostima, la libertà espressiva e l’integrazione tra pari, riducendo lo stigma e promuovendo un clima di accettazione.

Il programma è il frutto di un approccio multidisciplinare che coinvolge neuropsichiatri infantili, psicologi, fisioterapisti, logopedisti, educatori e neuropsicomotricisti, in un lavoro sinergico che mira a favorire l’autonomia, la salute psicofisica e l’inclusione sociale.

Oltre ai benefici per i ragazzi, l’iniziativa vuole costruire una rete di supporto tra famiglie, operatori e territorio, perché la cura – conclude Porcelli – non si ferma alla terapia, ma si allarga alla comunità.