Foggia, la denuncia del comitato “Difendiamo il Quartiere Ferrovia”: «Omertà peggio della violenza»
FOGGIA – «Omertà». È questa la parola scelta dal comitato “Difendiamo il Quartiere Ferrovia” per descrivere l’atteggiamento di una parte della città dopo il servizio andato in onda sul TG4, che ha mostrato senza filtri il degrado che da anni caratterizza la zona della stazione: rapine, scippi, urla notturne, atti osceni in luogo pubblico, sporcizia sui marciapiedi e una percezione costante di paura e insicurezza.
Secondo il comitato, invece di indignarsi per quelle immagini, molti foggiani hanno storto il naso non perché fossero false, ma perché – a loro dire – “certe cose non si devono dire”. «È il solito meccanismo – spiegano – si preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto, mantenendo un silenzio che assomiglia più alla complicità che alla prudenza».
“La colpa non è di chi degrada, ma di chi denuncia”
La nota evidenzia come spesso a esprimere fastidio per la denuncia siano cittadini che vivono lontano dal quartiere Ferrovia: «Nessuno di loro porta moglie o figli a passeggiare tra via Podgora e viale XXIV Maggio. Tanto i problemi sono degli altri: dei residenti, di chi rientra a casa a piedi la sera, di chi ha investito i propri risparmi in appartamenti che oggi si affacciano su immondizia, urla e coltelli».
Il paradosso, secondo i residenti, è che «non è più colpevole chi crea il degrado o chi non è capace di reprimerlo, ma chi lo denuncia. Colpevoli diventano le vittime, accusate di non stare zitte. E per zittirle si usano le solite etichette: fascisti, razzisti, intolleranti».
“Chi denuncia ha fatto proposte concrete”
Il comitato rivendica di aver avanzato in questi anni proposte sociali e soluzioni concrete: «Abbiamo detto che dormire per strada non è accoglienza, che concentrare persone fragili in un quartiere già debole non è integrazione ma ghettizzazione, che la sicurezza non è un privilegio ma un diritto. Siamo stati gli unici a chiedere inclusione vera, progetti abitativi dignitosi, controlli costanti e regole chiare».
Dal 2016, ricordano, i residenti hanno presentato petizioni firmate da migliaia di cittadini, ma «invece di essere ascoltati, veniamo trattati come disturbatori. Alcuni arrivano persino ad accusarci di procurato allarme».
“Il vero problema è una certa mentalità foggiana”
Il comitato punta il dito anche contro una parte della cittadinanza: «Il problema di Foggia, oltre alla criminalità e a chi bivacca o delinque, è anche una mentalità diffusa: chiudere gli occhi, tacere, accettare passivamente il degrado. C’è chi per guadagno affitta locali a money transfer o minimarket fotocopia, alimentando la decadenza della zona, invece di collaborare a un progetto di rilancio. C’è chi condanna chi denuncia, trasformandolo nel nemico pubblico numero uno».
“Omertà peggio della violenza”
La conclusione è amara: «Alla fine, il problema non sono solo gli stranieri o i disperati che affollano il Ferrovia. Il problema è una parte dei foggiani stessi, quelli che girano la testa dall’altra parte. È questa omertà, più ancora della violenza, che rischia di uccidere davvero la città».
Secondo il comitato, invece di indignarsi per quelle immagini, molti foggiani hanno storto il naso non perché fossero false, ma perché – a loro dire – “certe cose non si devono dire”. «È il solito meccanismo – spiegano – si preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto, mantenendo un silenzio che assomiglia più alla complicità che alla prudenza».
“La colpa non è di chi degrada, ma di chi denuncia”
La nota evidenzia come spesso a esprimere fastidio per la denuncia siano cittadini che vivono lontano dal quartiere Ferrovia: «Nessuno di loro porta moglie o figli a passeggiare tra via Podgora e viale XXIV Maggio. Tanto i problemi sono degli altri: dei residenti, di chi rientra a casa a piedi la sera, di chi ha investito i propri risparmi in appartamenti che oggi si affacciano su immondizia, urla e coltelli».
Il paradosso, secondo i residenti, è che «non è più colpevole chi crea il degrado o chi non è capace di reprimerlo, ma chi lo denuncia. Colpevoli diventano le vittime, accusate di non stare zitte. E per zittirle si usano le solite etichette: fascisti, razzisti, intolleranti».
“Chi denuncia ha fatto proposte concrete”
Il comitato rivendica di aver avanzato in questi anni proposte sociali e soluzioni concrete: «Abbiamo detto che dormire per strada non è accoglienza, che concentrare persone fragili in un quartiere già debole non è integrazione ma ghettizzazione, che la sicurezza non è un privilegio ma un diritto. Siamo stati gli unici a chiedere inclusione vera, progetti abitativi dignitosi, controlli costanti e regole chiare».
Dal 2016, ricordano, i residenti hanno presentato petizioni firmate da migliaia di cittadini, ma «invece di essere ascoltati, veniamo trattati come disturbatori. Alcuni arrivano persino ad accusarci di procurato allarme».
“Il vero problema è una certa mentalità foggiana”
Il comitato punta il dito anche contro una parte della cittadinanza: «Il problema di Foggia, oltre alla criminalità e a chi bivacca o delinque, è anche una mentalità diffusa: chiudere gli occhi, tacere, accettare passivamente il degrado. C’è chi per guadagno affitta locali a money transfer o minimarket fotocopia, alimentando la decadenza della zona, invece di collaborare a un progetto di rilancio. C’è chi condanna chi denuncia, trasformandolo nel nemico pubblico numero uno».
“Omertà peggio della violenza”
La conclusione è amara: «Alla fine, il problema non sono solo gli stranieri o i disperati che affollano il Ferrovia. Il problema è una parte dei foggiani stessi, quelli che girano la testa dall’altra parte. È questa omertà, più ancora della violenza, che rischia di uccidere davvero la città».
