Sequestrate tre cave di marmo a Trani e Bisceglie per violazioni ambientali: quattro indagati
TRANI – Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trani ha disposto il sequestro preventivo di tre aziende impegnate nell’estrazione di marmo nei territori di Bisceglie e Trani. Il provvedimento, richiesto dalla Procura della Repubblica, è stato eseguito dai Carabinieri Forestali del Gruppo di Bari con il supporto del Reparto Operativo del Comando Provinciale BAT.
L’operazione è l’esito di una complessa indagine avviata dal Nucleo di Vigilanza Ambientale della Regione Puglia – Presidio Foggia e BAT, condotta attraverso sopralluoghi mirati, rilievi GIS e approfondite analisi documentali. Le verifiche hanno permesso di ricostruire presunte violazioni della normativa ambientale e mineraria, attribuite ai dirigenti delle società coinvolte: quattro le persone indagate e tre le imprese interessate dalle misure cautelari.
Secondo gli inquirenti, nelle cave sarebbero state riscontrate condotte quali abbandono e gestione illecita di rifiuti derivanti dalle attività estrattive, inquinamento ambientale, escavazioni abusive e ampliamenti non autorizzati, oltre a interventi su aree sottoposte a vincoli paesaggistici senza le necessarie autorizzazioni. Sono inoltre emerse carenze in materia di sicurezza e tutela dei lavoratori, e l’assenza di procedure adeguate per la prevenzione dei rischi ambientali.
Parallelamente al sequestro, sono in corso perquisizioni personali e locali. Le aree di cava, i mezzi e i beni aziendali sono stati affidati a un amministratore giudiziario incaricato di garantire una gestione conforme alla legge, per interrompere la prosecuzione delle attività illecite.
Si precisa che le posizioni degli indagati sono al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e che, fino a sentenza definitiva, vige il principio di presunzione di innocenza.
L’operazione è l’esito di una complessa indagine avviata dal Nucleo di Vigilanza Ambientale della Regione Puglia – Presidio Foggia e BAT, condotta attraverso sopralluoghi mirati, rilievi GIS e approfondite analisi documentali. Le verifiche hanno permesso di ricostruire presunte violazioni della normativa ambientale e mineraria, attribuite ai dirigenti delle società coinvolte: quattro le persone indagate e tre le imprese interessate dalle misure cautelari.
Secondo gli inquirenti, nelle cave sarebbero state riscontrate condotte quali abbandono e gestione illecita di rifiuti derivanti dalle attività estrattive, inquinamento ambientale, escavazioni abusive e ampliamenti non autorizzati, oltre a interventi su aree sottoposte a vincoli paesaggistici senza le necessarie autorizzazioni. Sono inoltre emerse carenze in materia di sicurezza e tutela dei lavoratori, e l’assenza di procedure adeguate per la prevenzione dei rischi ambientali.
Parallelamente al sequestro, sono in corso perquisizioni personali e locali. Le aree di cava, i mezzi e i beni aziendali sono stati affidati a un amministratore giudiziario incaricato di garantire una gestione conforme alla legge, per interrompere la prosecuzione delle attività illecite.
Si precisa che le posizioni degli indagati sono al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e che, fino a sentenza definitiva, vige il principio di presunzione di innocenza.
