Allarme pesca intensiva nel Salento: pescherecci siciliani sotto accusa
GALLIPOLI – La protesta degli amanti del mare e dei pescatori locali è scattata dopo che sui social è circolato un video, quasi certamente di repertorio, che ha subito attirato l’attenzione di migliaia di utenti. La vicenda riguarda pescherecci siciliani che, con la rete a circuizione, arrivano lungo le coste salentine per catturare grandi quantità di ricciole e altri pesci pelagici, spesso durante il periodo riproduttivo.
Secondo la D.ssa Diana D’Agata, veterinaria esperta di fauna marina, il pesce catturato viene circondato, rinchiuso e issato a bordo, generando un impatto significativo sull’ecosistema locale. Pur trattandosi prevalentemente di pesca della ricciola, per la quale non esistono limiti quantitativi imposti dalla legge, l’eccesso di catture suscita allarme tra pescatori e associazioni ambientaliste.
Il fenomeno avviene soprattutto quando grandi banchi di ricciole si riuniscono per seguire il pesce azzurro, rendendosi facili prede dei ciancioli. L’uso di sonar e strumenti avanzati ha ulteriormente semplificato l’individuazione dei banchi e la loro cattura. Il D.P.R. 1639/68 vieta questa pesca entro 3 miglia dalla costa o all’interno dell’isobata di 50 metri, ma per eludere i controlli alcuni equipaggi interrompono temporaneamente il segnale ICE, che individua la posizione delle imbarcazioni.
Di fronte a questa situazione, i pescatori locali hanno lanciato un allarme pubblico, denunciando quella che definiscono una vera e propria “mattanza” e i rischi di diminuzione degli stock ittici, con conseguenze a medio termine per la catena alimentare marina.
Lo Sportello dei Diritti, da sempre impegnato nella tutela dell’ambiente, attraverso il presidente Giovanni D’Agata, ha invitato il Capo del Compartimento Marittimo a verificare la sostenibilità di queste pratiche. L’autorità può infatti stabilire disposizioni riguardanti le località di pesca, i periodi, e gli strumenti consentiti, al fine di proteggere le risorse biologiche del mare.
L’appello è chiaro: adottare misure più severe e controlli più stringenti è urgente per preservare le risorse marine e il fragile equilibrio ecologico del Salento.