“Codice Interno”: sentenze per tutti i 103 imputati, nove anni per Giacomo Olivieri


BARI
 – Si chiude con condanne per tutti i 103 imputati il processo “Codice Interno”, relativo a presunti reati di voto di scambio politico mafioso e associazione di stampo mafioso a Bari. La sentenza è stata emessa oggi dal gup Giuseppe De Salvatore, per coloro che avevano scelto il rito abbreviato.

Tra i condannati figura Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, condannato a nove anni di carcere e 2.000 euro di multa per voto di scambio politico mafioso alle elezioni comunali di Bari del 2019. Olivieri è stato riconosciuto colpevole anche di tentata estorsione ai danni dell’ex presidente della Popolare di Bari, Gianvito Giannelli. La Dda aveva chiesto 10 anni senza attenuanti generiche, ma il gup ha riconosciuto le attenuanti.

Altri imputati legati al voto di scambio hanno ricevuto pene variabili: Michele Nacci quattro anni e quattro mesi, Michele De Tullio nove anni e quattro mesi, Donato De Tullio otto anni e quattro mesi, Tommaso Lovreglio quattordici anni, Bruna Montani cinque anni, Leonardo Montani sette anni e sei mesi, Mirko Massari cinque anni e Maria Montani quattro anni.

Per quanto riguarda l’accusa di associazione mafiosa, il gup ha inflitto:

  • 11 anni a Savino Parisi ed Eugenio Palermiti, promotori del gruppo criminale del quartiere Japigia;

  • 10 anni a Giovanni Palermiti e Mino Fortunato;

  • 14 anni a Filippo Mineccia, genero di Eugenio Palermiti;

  • 14 anni e 8 mesi a Radames Parisi e Silvio Sidella;

  • 13 anni ad Antonio Ripoli;

  • 13 anni e 4 mesi a Michele Calzolaio;

  • 10 anni e 8 mesi a Vito Scorcia;

  • 10 anni a Francesco Triggiani;

  • 9 anni a Tommy Parisi, cantante neomelodico figlio di Savinuccio;

  • 9 anni e 8 mesi a Gennaro Marino;

  • 8 anni ad Aldo Primavera e Nereo Zanghi;

  • 7 anni e 4 mesi ad Antonino Grasso e Nicola Parisi;

  • 7 anni a Vito Rinaldi, Antonino Palermiti e Otello Natangeli.

Il Sindaco di Bari ha commentato la sentenza: “Questa decisione è un segnale forte a difesa della legalità e della lotta alla mafia. Il Tribunale ha accertato reati gravi che hanno ferito la città. Nessuno può chiamarsi fuori da questa battaglia di civiltà, che riguarda il futuro stesso di Bari”.