Insolito avvistamento di uno squalo Mako nelle acque della Croazia vicino all’isola di Šipan
Uno spettacolo raro e sorprendente ha destato l’attenzione di un pescatore nelle acque della Croazia: venerdì 12 settembre 2025, a pochi metri dalla riva dell’isola di Šipan, è stato avvistato per alcuni minuti uno squalo Mako lungo oltre 3 metri. L’incontro è stato immortalato dal Capitano Julijan Vuković, che ha ripreso il predatore con il cellulare, condividendo le immagini che hanno rapidamente fatto il giro delle chat.
Secondo la D.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon esperta di fauna marina nel Regno Unito, si tratta al 99% di uno squalo Mako, probabilmente ferito dopo essere rimasto impigliato in alcune reti da pesca. “Gli avvistamenti di questa specie nel Mediterraneo sono in aumento negli ultimi anni. L’Adriatico non fa eccezione, anche se fino ad ora era raro osservare squali così vicini alla costa della Penisola Italiana”, spiega l’esperta. “Si tratta di un pesce aggressivo, tendenzialmente non interessato all’uomo come preda, ma che può rappresentare un pericolo per i pescatori”.
Nell’ultimo secolo, gli attacchi di squalo nel Nord Adriatico sono stati sei, quattro dei quali mortali. Sulle coste croate, invece, l’ultimo attacco registrato risale al 1971. Lo squalo Mako vive principalmente in acque tropicali e subtropicali, ma è presente anche nei mari temperati, incluso il Mediterraneo. Può raggiungere i quattro metri di lunghezza ed è noto per i grandi balzi che può compiere e per la dentatura impressionante, più minacciosa persino di quella dello squalo bianco. Proprio per questa caratteristica, nelle locandine del celebre film “Lo Squalo”, i denti del carcarodonte furono sostituiti con quelli del Mako.
Oltre a rappresentare un rischio per sub e bagnanti a causa della sua indole aggressiva e imprevedibile, lo squalo Mako può essere pericoloso anche per i pescatori: con i suoi balzi, che possono superare i sei metri, può saltare sulle barche se catturato all’amo. Un episodio simile si era verificato a Ostia nel 2014, quando un esemplare fu catturato e poi rilasciato.
Gli esperti del Dipartimento di studi marini dell’Università di Spalato, tra cui Alen Soldo, sottolineano che il riscaldamento del mare sta favorendo la presenza di specie invasive nel Mar Adriatico. “Ogni settimana, statisticamente, una nuova specie entra dal Mar Rosso nel Mediterraneo. Tra queste ci sono anche gli squali, le cui abitudini e movimenti vengono influenzati dall’aumento della temperatura. Evitano le acque troppo calde e, alla ricerca di cibo, esplorano nuovi areali”.
Soldo aggiunge che il temibile squalo tigre, noto per numerosi attacchi nel Mar Rosso, è già entrato nel Mediterraneo, anche se non ancora visibile nell’Adriatico, a differenza del grande squalo bianco. Quest’ultimo si muove seguendo le migrazioni del tonno ed è considerato un abitante occasionale dell’Adriatico. “Purtroppo non possiamo intervenire sulle variabili naturali che influenzano questi spostamenti”, conclude Soldo.
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricorda comunque che le probabilità di un attacco di squalo nei nostri mari sono estremamente basse: “È più facile essere colpiti da un fulmine che subire un’aggressione da uno squalo. Questo fenomeno del diffondersi di specie non endemiche è qualcosa a cui dovremo adattarci, senza dover rinunciare a fare il bagno in sicurezza nei nostri luoghi tradizionali di balneazione”.
Ecco il link delle spettacolari immagini disponibile all’indirizzo: https://www.itemfix.com/v?t=n681sq&jd=1
Secondo la D.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon esperta di fauna marina nel Regno Unito, si tratta al 99% di uno squalo Mako, probabilmente ferito dopo essere rimasto impigliato in alcune reti da pesca. “Gli avvistamenti di questa specie nel Mediterraneo sono in aumento negli ultimi anni. L’Adriatico non fa eccezione, anche se fino ad ora era raro osservare squali così vicini alla costa della Penisola Italiana”, spiega l’esperta. “Si tratta di un pesce aggressivo, tendenzialmente non interessato all’uomo come preda, ma che può rappresentare un pericolo per i pescatori”.
Nell’ultimo secolo, gli attacchi di squalo nel Nord Adriatico sono stati sei, quattro dei quali mortali. Sulle coste croate, invece, l’ultimo attacco registrato risale al 1971. Lo squalo Mako vive principalmente in acque tropicali e subtropicali, ma è presente anche nei mari temperati, incluso il Mediterraneo. Può raggiungere i quattro metri di lunghezza ed è noto per i grandi balzi che può compiere e per la dentatura impressionante, più minacciosa persino di quella dello squalo bianco. Proprio per questa caratteristica, nelle locandine del celebre film “Lo Squalo”, i denti del carcarodonte furono sostituiti con quelli del Mako.
Oltre a rappresentare un rischio per sub e bagnanti a causa della sua indole aggressiva e imprevedibile, lo squalo Mako può essere pericoloso anche per i pescatori: con i suoi balzi, che possono superare i sei metri, può saltare sulle barche se catturato all’amo. Un episodio simile si era verificato a Ostia nel 2014, quando un esemplare fu catturato e poi rilasciato.
Gli esperti del Dipartimento di studi marini dell’Università di Spalato, tra cui Alen Soldo, sottolineano che il riscaldamento del mare sta favorendo la presenza di specie invasive nel Mar Adriatico. “Ogni settimana, statisticamente, una nuova specie entra dal Mar Rosso nel Mediterraneo. Tra queste ci sono anche gli squali, le cui abitudini e movimenti vengono influenzati dall’aumento della temperatura. Evitano le acque troppo calde e, alla ricerca di cibo, esplorano nuovi areali”.
Soldo aggiunge che il temibile squalo tigre, noto per numerosi attacchi nel Mar Rosso, è già entrato nel Mediterraneo, anche se non ancora visibile nell’Adriatico, a differenza del grande squalo bianco. Quest’ultimo si muove seguendo le migrazioni del tonno ed è considerato un abitante occasionale dell’Adriatico. “Purtroppo non possiamo intervenire sulle variabili naturali che influenzano questi spostamenti”, conclude Soldo.
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricorda comunque che le probabilità di un attacco di squalo nei nostri mari sono estremamente basse: “È più facile essere colpiti da un fulmine che subire un’aggressione da uno squalo. Questo fenomeno del diffondersi di specie non endemiche è qualcosa a cui dovremo adattarci, senza dover rinunciare a fare il bagno in sicurezza nei nostri luoghi tradizionali di balneazione”.
Ecco il link delle spettacolari immagini disponibile all’indirizzo: https://www.itemfix.com/v?t=n681sq&jd=1
