Docente foggiana: “Per dieci anni ho pagato per lavorare in una scuola paritaria, mi servivano i punti per entrare nel pubblico”
FOGGIA - Per dieci anni avrebbe versato parte del proprio stipendio ai titolari della scuola paritaria in cui lavorava, pur di accumulare il punteggio necessario per entrare nelle graduatorie della scuola pubblica. È la denuncia di una docente foggiana di 43 anni, che ha raccontato la sua storia a Repubblica Bari.
Secondo quanto riferito dalla donna, ogni mese consegnava 600 euro dei 900 percepiti, in base a un accordo informale accettato “per ottenere i 12 punti annui che servivano per la prima fascia in graduatoria”. “Avevo poco più di vent’anni — racconta — e pensavo che sarebbe stato un sacrificio temporaneo. Gli anni sono passati e sono rimasta incastrata”.
La docente sostiene che non si tratti di un caso isolato: “Nella prima scuola eravamo almeno in tre nella stessa situazione. Una collega fu licenziata perché incinta. Molti accettano condizioni simili pur di fare punteggio, ma se ne parla troppo poco”.
Per timore di ritorsioni, la donna non ha mai denunciato. “Le titolari erano molto conosciute in città — spiega —, avevo paura che non mi avrebbero più fatto lavorare. Quando rimasi incinta, mi dissero che la maternità non era prevista nei patti”.
Negli anni ha lavorato sei giorni su sette, dalle 8 alle 14, occupandosi anche di mansioni extra: “Facevo la collaboratrice scolastica e persino l’idraulico, pur di non perdere il posto”. Dopo otto anni, è passata a un’altra scuola privata di Foggia, dove accettò un compenso di 400 euro mensili in cambio dell’iscrizione gratuita della figlia.
Dopo dieci anni di sacrifici, la svolta: alcune supplenze brevi nella scuola statale e infine una supplenza annuale in una scuola dell’infanzia della sua città.
“Ora ho finalmente un contratto vero — conclude —, ma mi porto dietro anni di silenzi e di ingiustizie”.
