Estorsioni e incendi nel Tarantino, quattro arresti: colpito il clan Venere di Pulsano
TARANTO - Sono quattro le persone arrestate nel Tarantino con le accuse di estorsione e incendio pluriaggravati, porto illegale di armi, evasione ed esercizio abusivo della professione, al termine di una complessa indagine durata due anni.
In totale sono 11 gli indagati, ritenuti vicini al clan Venere di Pulsano. I quattro destinatari della misura cautelare in carcere sono Anselmo Venere, 54 anni, indicato come capo dell’organizzazione criminale che imponeva il pizzo agli imprenditori locali, Nicola Casucci (34 anni), Emidio Galeandro (58 anni) e Gennaro Migliorini (69 anni).
L’inchiesta ha fatto emergere un sistema estorsivo radicato lungo il litorale ionico, ai danni di stabilimenti balneari, strutture ricettive ed esercizi commerciali, costretti a versare denaro al gruppo per poter lavorare senza ritorsioni.
Dalle intercettazioni e dagli accertamenti investigativi è emerso il clima di intimidazione e paura imposto dal clan, rafforzato anche attraverso atti incendiari e minacce, utilizzati come strumento di pressione sugli imprenditori che si opponevano alle richieste.
Un ulteriore elemento inquietante riguarda il ruolo di una donna praticante di uno studio legale, che si sarebbe spacciata per avvocato di fiducia di Anselmo Venere, pur non avendo mai conseguito l’abilitazione professionale. Secondo gli inquirenti, la donna riusciva a entrare e uscire dal carcere per consegnare i cosiddetti “pizzini”, messaggi attraverso i quali il presunto boss impartiva ordini e direttive al gruppo criminale dall’interno della detenzione.
Le indagini proseguono per definire nel dettaglio le responsabilità degli altri indagati e ricostruire l’intera rete di rapporti e complicità che avrebbe sostenuto l’attività del clan.
