Gedi verso la vendita a un gruppo greco: giornalisti in stato di agitazione


ROMA - Il gruppo editoriale Gedi, controllato dalla famiglia Elkann tramite Exor e proprietario di testate storiche come La Repubblica e La Stampa, è al centro di una trattativa esclusiva per la cessione al gruppo greco Antenna, guidato da Theo Kyriakou. L’operazione riguarderebbe principalmente La Repubblica, le radio e le attività digitali, con un’offerta stimata intorno ai 140 milioni di euro.

John Elkann, presidente di Exor, ha rifiutato la proposta di Leonardo Maria Del Vecchio, anch’essa pari a 140 milioni ma riferita all’intero gruppo Gedi, inclusi i quotidiani. Le trattative con Antenna proseguono senza alternative, nonostante alcune voci su potenziali altri interessati. I ricavi di Gedi nel 2024 mostrano perdite nei quotidiani, con un disavanzo operativo stimato, ma non sono ancora disponibili dettagli aggiornati sulla valutazione della trattativa.

Sulla vicenda è intervenuto Pier Silvio Berlusconi, Ad di Mediaset, dichiarando: “È una notizia che mi trova stranito, peccato. Il mercato è il mercato, ma da italiano il fatto che un pezzo di storia dell’editoria del nostro Paese vada in mani straniere un po’ dispiace. Non giudichiamo prima di vedere cosa succederà: magari chi arriva mantiene una linea coerente con la storia delle testate e crea occupazione. Il pluralismo, l’indipendenza e l’occupazione sono i valori del giornalismo in Italia”. Alla domanda se gli piacerebbe acquistare Repubblica, Berlusconi ha risposto: “È un treno che è passato, ma dire che non mi piacerebbe sarebbe falso. Abbiamo due gioielli, il Corriere e la Gazzetta, che sono italiani, e ad alcuni editori come Urbano Cairo va dato merito di aver rispettato la loro storia”.

La cessione di Repubblica, La Stampa, delle radio Capital, Deejay, M2O e di altre testate come Huffington Post e Limes rappresenterebbe l’ultimo passo dello smantellamento di quello che fu il gruppo Espresso. I Comitati di redazione (Cdr) hanno espresso sconcerto per la mancanza di trasparenza, definendo l’operazione un “orribile spettacolo” e temendo per il futuro dei lavoratori e della libera informazione.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’editoria, Alberto Barachini, ha convocato i vertici di Gedi e i Cdr di La Stampa e Repubblica per fare il punto sulla vicenda. Nel frattempo, i giornalisti de La Stampa hanno proclamato un’assemblea permanente, sospendendo l’aggiornamento del sito e l’uscita in edicola fino a giovedì 11 dicembre. Anche i giornalisti di Repubblica hanno dichiarato l’inizio dello stato di agitazione permanente, denunciando l’assenza di garanzie occupazionali e di un piano industriale per le testate cedute.

“Il gruppo Gedi è in vendita e non ci sono certezze sul futuro delle testate né sul mantenimento dei livelli occupazionali”, si legge in un comunicato dei Cdr. “Siamo pronti a una stagione di lotta dura per difendere l’identità politica, culturale e professionale di Repubblica e di tutti i giornali del gruppo”.

L’Ordine dei giornalisti ha espresso “sconcerto e profonda preoccupazione” per la possibile svendita delle testate, sottolineando l’importanza di tutelare il pluralismo, la dignità dei lavoratori e l’autonomia professionale.

La politica segue la vicenda con attenzione: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata informata da John Elkann, ma ha deciso di non intervenire. Le opposizioni, tra cui PD e Movimento 5 Stelle, hanno definito la situazione “allarmante” e hanno chiesto chiarimenti in Parlamento.

Anche la Cgil ha criticato la strategia industriale degli Elkann, denunciando un progressivo abbandono di Torino e del Piemonte e ribadendo la necessità di garanzie per i lavoratori e per la tutela di un’informazione libera.

In parallelo, La Stampa potrebbe essere esclusa dalla trattativa con il gruppo greco e destinata a NEM di Enrico Marchi, mentre altre cessioni, come Il Secolo XIX, sono già concluse. Il closing definitivo, tuttavia, non è ancora avvenuto.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha dichiarato di essere disponibile a fare da intermediario tra giornalisti e proprietà per garantire risposte e tutela dei lavoratori, riconoscendo la legittimità delle preoccupazioni delle redazioni.

La vicenda Gedi evidenzia il crescente timore per il futuro del pluralismo e della libertà di stampa in Italia, mentre giornalisti, istituzioni e sindacati si mobilitano per difendere testate e posti di lavoro.