Roma, 'Ci stanno preparando alla guerra': parla il prof. Angelo D’Orsi
FRANCESCO GRECO - ROMA – "Ci stanno preparando alla guerra". Silenzio di gelo. Un brivido corre sulla pelle del pubblico. Roma accoglie con un'immensa ondata d'affetto e una calda standing ovation lo storico Angelo D’Orsi censurato a Torino. Un segno di vita e speranza. Il prof. (storico, mezzo secolo di insegnamento a Torino, oltre 50 saggi editi), capisce subito, si commuove, si alza e ringrazia: una lacrima solca il suo viso, la voce trema.
Ha trovato le sintonie che cercava: ideali, umane, carsiche, sottintese. Per un accademico è importante. Si rilassa, svanita la tensione, sorride. Sente di stare fra persone che lo capiscono e gli vogliono bene.
Stalkerizzato: hackerati gli account (sito e banca), "rimproverato" per un viaggio di anni fa in Russia, insultato da un articolo su giornale in confusione, che lo definisce "mediocre storico che và per sagre di paese a diffondere il verbo putiniano" ("Magari! Lì ci sono buoni salumi!").
Apostrofato come "solito comunista" dalla padrona (ucraina) di un b&b in Toscana ("un tempo terra di anarchici, socialisti, comunisti"), abbandonato in fretta, la surreale richiesta di una parlamentare europea di controllare il conto bancario: se avesse un accredito in rubli?
Roma, Centro Congressi "Cavour", due passi da Termini e Santa Maria Maggiore, conferenza dell’Istituto di Cultura e Lingua Russa, titolo "Democrazia in tempo di guerra" (80° anniversario della vittoria sul nazifascismo).
Introduce il presidente Leonardo Fredduzzi: "La censura che ha subìto ci ha colpiti…". "Solidarietà per un’aggressione volgare e meschina – aggiunge l’editore Sandro Teti - stanno facendo il possibile e l’impossibile per farci entrare in guerra". Lo storico Silvio Marconi parla di "infame censura contro D’Orsi e Barbero, ma la russofobia non prevarrà".
D’Orsi prosegue: "La guerra è sangue, sudore, merda. Cercano di banalizzarla recuperando lo spirito machista nella dialettica politica, che vive un imbarbarimento… Un popolo da dividere: quelli che credono, obbediscono, combattono e quello che non deve nuocere altrimenti sono considerati traditori… Stiamo costruendo una società fondata su controllo, prevenzione, repressione… Andiamo come un gregge verso la guerra… Un gregge che paga il gas 4 volte di più, ma nessuno si arrabbia… Le spese per la difesa sono sottratte allo Stato sociale".
Cita von Clausewitz ("proseguimento della politica con altri mezzi"), i latini ("Si vis pax…"), Tocqueville nel suo viaggio negli USA, Shakespeare: "Brutti i tempi in cui pochi pazzi governano una moltitudine di ciechi".
Aggiunge: "Con un’operazione mediatica, una banda di giornalisti falliti hanno costruito il nemico con la enne maiuscola con cui non siamo in guerra ma siamo in guerra… C’è Annibale alle porte, vuole aggredirci… Brutti sporchi e cattivi, i Russi vogliono occuparci…". Parla di "hitlelizzazione" dell’avversario: "Ieri Saddam, Milosevic, Gheddafi, oggi Putin è il nuovo zar, Stalin, Hitler…". E conclude: "Se loro vogliono la guerra, noi lottiamo per la vita".
In mattinata, la proiezione di quattro film di autori russi sul tema della II Guerra mondiale (40 milioni di morti, 27 sovietici): "L’infanzia di Ivan", di A. Tarkovskij, 1962, "La stella", di N. Lebedev, 2002, "La strada per Berlino", di S. Popov, 2015, "Tigre Bianca", di K. Shakhnazarov, 2012.
"In questi film ho visto cos’è davvero la guerra - confida il prof. – e ho pianto come un agnellino…”. Rinfrancato, si dilegua nella notte romana illuminata dalle luci del Natale, ma anche dal suo sorriso infantile, che induce alla speranza: parola forse blasfema di questi tempi… Ma, citando Brecht: “Anche la notte più lunga eterna non è".
