Sparatoria alla Brown University: la testimonianza di uno studente fasanese
FASANO – “Ero davanti all’aula della sparatoria due minuti prima che il killer facesse fuoco. Quello che ho vissuto è un insieme di paura e angoscia che non posso spiegare a parole”. Così Antonio Furleo Semeraro, 18enne originario di Fasano, racconta l’esperienza vissuta sabato pomeriggio alla Brown University, dove una sparatoria nell’edificio di ingegneria Holley ha provocato 2 morti e 9 feriti.
Antonio racconta di aver terminato le lezioni del mattino e di essersi diretto verso il bar interno al campus. “Non avevo ancora iniziato a mangiare quando ho sentito un certo trambusto e il mio telefono ha iniziato a ricevere notifiche dai compagni per sapere dove fossi e se stessi bene. Erano le 16:22 e c’era appena stata la sparatoria”.
Secondo il giovane, “qualcuno ha scritto di aver riconosciuto nella sagoma dell’assalitore quella di una guardia giurata della biblioteca, notizia che è stata riferita alla polizia. Quando è entrato nell’aula dove ha sparato, ha urlato qualcosa che nessuno ha capito, poi ha fatto fuoco e si è dato alla fuga”. Antonio sottolinea come le misure di sicurezza del campus siano solitamente molto rigorose, con accesso tramite tessera personale in tutti gli edifici, eccezion fatta per l’edificio di ingegneria, più esposto.
La polizia universitaria è intervenuta immediatamente, chiudendo le porte della mensa e facendo entrare gli studenti in lockdown. “Siamo stati portati nel seminterrato della mensa fino alle 22. Eravamo in stato di shock, ma ci hanno fornito acqua, biscotti e razioni cucinate sul momento. Nel frattempo, 400 agenti dell’FBI pattugliavano il campus con elicotteri, alla ricerca dell’assassino”.
Durante la notte, gli studenti sono stati riuniti nella palestra principale della Brown e scortati nei dormitori solo alle tre del mattino, con l’ordine di non uscire. Antonio ha contattato i genitori per rassicurarli e ha poi prenotato un volo per l’Italia, anticipando il ritorno dalle vacanze natalizie.
“Sarei dovuto partire il 21 dicembre, ma dopo quanto accaduto non vedo l’ora di essere a casa. Tornerò alla Brown? Certo, è il posto dove ho scelto di costruire il mio futuro. È orribile pensare che ragazzi della mia età abbiano perso la vita mentre studiavano, ma non lascerò vincere la paura, anche per loro”.
