Caso down Molfetta, servono regolamentazioni ma il bambino andava fatto entrare

di Maria Grazia Rongo
Un ragazzo di 14 anni affetto da sindrome di Down e' stato bloccato al varco per le attrazioni di un parco di divertimenti a Molfetta. Spesso l’atteggiamento nei confronti delle persone con handicap è discriminatorio, anche senza motivazioni adeguate, talvolta per la scarsa conoscenza che si ha di varie sindromi o patologie. Forse, però, non siamo di fronte ad un caso del genere. Il direttore del parco non sbagliava nell’affermare che spesso alla sindrome di Down si associano altre patologie come cardiopatie congenite. I parchi divertimento prevedono attrazioni che possono risultare parecchio pericolose per la salute di qualunque persona affetta da cardiopatia o altre patologie. Ed è proprio per questo che un atteggiamento responsabile è quello di leggere il cartello informativo di solito presente vicino ad ogni attrazione, in modo da evitare ciò che può danneggiare la propria salute ed evitare spiacevoli imprevisti. Il parco di divertimenti deve costituire un’occasione di svago e non di pericolo.
Se tutto questo è vero, è anche utile sottolineare che è impensabile vietare ad un adolescente con handicap di entrare in un parco divertimenti, soprattutto se l’adolescente risulta accompagnato da genitori che hanno facoltà di decidere quale attrazione il figlio possa sperimentare e quale no, coscienti delle sue condizioni di salute fisica, con la priorità assoluta di garantire che il divertimento sia “sicuro”.
Premesso ciò, e aggiungendo che chiunque potrebbe essere cardiopatico e non saperlo o potrebbe avere un problema imprevedibile, a meno che all’ingresso del parco di divertimenti non si voglia far sottoscrivere un documento che liberi il parco stesso dalle responsabilità, non esiste alcuna differenza tra individui con o senza handicap.
È compito di un genitore cosciente e responsabile permettere al proprio figlio di fare o non fare qualcosa. Perciò, seppure le intenzioni del direttore del parco abbiano avuto come fine quello di tutelare la salute di un fruitore del servizio, vanno condannati i modi e le motivazioni con cui l’ingresso al parco è stato negato.
L’adolescente con sindrome di Down, inoltre, in particolare, si dimostra molto sensibile alle risposte sociali, in quanto spesso è una persona ben integrata nell’ambiente circostante e si relaziona positivamente con adulti e coetanei. Quel diniego avrà sicuramente leso la sua sensibilità.
Forse sarebbe il caso di stabilire un regolamento più dettagliato per i parchi e di chiedere i certificati di “sana e robusta costituzione” all’ingresso per tutti, perché siamo tutti soggetti a rischio, qualora le attrazioni si dimostrino particolarmente pericolose.
In questo modo non sarebbe ferita la sensibilità di nessuno e si procederebbe in virtù di una norma scritta.