Un viaggio attraverso un viaggio: la scoperta dell'antica Constanta

di Macchiarola Ines. Esistono le preferenze di genere, di libri, di musica, di film, di gusto, di vista etcetera. Poi capitano quei mesi che segnano preferenze all'apparenza più semplici: una foto scattata, vissuta, vera o filtrata, trasfigurata dal fotoshop, spesso è un video musicale o un tormentone politico, un link passato e ricondiviso con una certa frequenza, come dire non posso “cliccare mille volte mi piace”, né tormentare il povero malcapitato lettore/autore con melense frasi di condivisione come a nascondere ben altra affermazione: “avrei voluto esserci a quel viaggio”, o meglio “è come se c'ero anch'io a quel viaggio”. Questo accade quando un'insieme di parole “fanno un certo effetto”.

“Pensavo di essere a Constanța. E invece ero a Tomi. Se non me l’avesse detto una dotta amica, avrei dovuto capirlo dallo sguardo accigliato del povero Ovidio, che mi scrutava curvo dall’alto della sua statua, davanti al municipio. Una piazza triste per un poeta triste che, esiliato qui da Augusto, non a caso ci scrisse i Tristia. E poi ci morì - così esordisce ad esempio uno pezzo giornalistico scritto da un giornalista freelance “per antica vocazione” dal 1987 (http://www.stefanotesi.it/ ).

Stefano Tesi, attraverso un viaggio nella storia, ci racconta di “Costanta” (anticamente “Tomi” dove il sommo poeta latino Ovidio fù esiliato), città di una Romania - abituata ad usare piuttosto che conservare le cose – afferma in occasione di una chiaccherata 'a convivio' – del resto non poteva essere diversamente dopo decine di anni sotto la dittatura di Nicolae Ceaușescu, dittatore della Romania dal 1967 al dicembre 1989, anno in cui fu deposto e processato con le accuse di crimini contro lo stato, genocidio e distruzione dell'economia nazionale.

Accade spesso che una serie di memorie sembrino sepolte, ma con altrettanta facilità capita che una serie di eventi si intreccino per farle riaffiorare e riportare al presente come se il tempo non fosse mai passato. In questo modo Tesi crea un ponte mentale tra la città di “Costanta” e la città invece che è sempre stata: l'anonima quanto antica “Tomi”. Ci si può chiedere per chi scriva questo articolo o meglio perchè. Lampante è la similitudine con le elegie di Ovidio, “i Tristia”.

L'articolo, rispetto al genere “viaggio” e alle attese del lettore, non pare avere un destinatario. Sorge così la domanda del perchè sia andato lì proprio in Romania. Un viaggiatore all'inizio ignaro che sbarca su di una terra quasi inconsapevole dell'effetto che gli avrebbe fatto ritornando indietro nel tempo. E' un pezzo che si legge fino alla fine e tutto di un fiato solo quando le prime volte la lettura pare essere difficile, particolare, a tratti ostile e pungente, dal carattere soffuso e calmo, magico anche quando le onde del Mar Nero sembrano “livide” e tormentate dalla forza del vento che suona.

E' semplice e naturale soffermarsi sulle parole, non per afferrarne il significato, bensì per ricordare quello che è accaduto prima. E' una lettura a tratti, con profonde pause, allo scopo di creare un ponte mentale questa volta tra il lettore e flash back storici. L'“hodoiporia”, dal greco: il viaggio, il viaggiare, si svolgeva al di quà del passato nella città di Tomi, dove potevano scorrere note di “blues” come ad avvicinare l'esilio di Ovidio a meno antichi schiavi afroamericani. Al di là del presente invece la città diventa “Costanta” solo perchè lo ricorda le macchine disordinatamente parcheggiate, l'aeroporto, l'orologio - La brezza ha presto il sopravvento, attenua la curiosità, si insinua sotto il bavero, ci respinge, ci riconvoglia infine verso una scalinata breve e buia, sopra la quale si agitano nevrotiche, quasi isteriche le fronde degli alberi.”, ma quella sensazione di “lontananza, marginalità incolmabile, senso di remota emarginazione, smarrimento, perdita dei riferimenti” (nota di Stefano Tesi) resta, e diventerà un pezzo senza dedica.

Fonte - http://blog.stefanotesi.it/?p=1216

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