Alex Schwazer, le lacrime dopo la confessione del doping

LONDRA. Alex Schwazer ha sbagliato. Nessuno può perdonarlo per essersi infilato nel tunnel del doping. Non lo fa nemmeno la sua fidanzata, Carolina Kostner. Ma la conferenza stampa di ieri dell'azzurro, durante la quale ha raccontato tra le lacrime come è arrivato alla sua sciagurata decisione, sta dividendo l'opinione pubblica. La punizione è fuori discussione: lo stesso Schwazer ha chiesto di essere squalificato a vita. Ma è sulla sua «riabilitazione» come uomo che adesso si discute. Perché mai, fino ad ora, si era vista una confessione così rapida e disperata da parte di un atleta beccato a doparsi. Di solito si nega tutto, ci si inventa una giustificazione inverosimile, si tenta di limitare i danni. Poi si supera l'eventuale squalifica e si torna a gareggiare. Anche all'Olimpiade (è il caso dell'americano Justin Gatlin, fermato alcuni anni fa e bronzo a Londra nei 100 metri; è il caso del ciclista kazako Alexandre Vinokourov, oro ai Giochi. Solo per fare un paio di esempi). Per qualcuno, la sua conferenza stampa è stato quasi un manifesto anti-doping (la tristezza di iniettarsi quella robaccia «chiuso da solo in bagno dopo che la tua fidanzata è andata ad allenarsi» è lo spot peggiore per le pratiche illecite). C'è chi dubita del suo racconto («non può aver fatto tutto da solo»), ma una cosa è certa: Schwazer ha capito tutta la gravità del suo errore. Ha già iniziato a pagare. Non serve a perdonarlo come atleta.

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