Gli anziani? Una risorsa anche nella poesia vernacolare. I premiati al Concorso UIL-ADA.

di Vito Ferri - Si è svolta presso l’Hotel Excelsior di Bari la cerimonia di premiazione dei partecipanti al concorso di poesie in vernacolo pugliese e, organizzata dall’Unione Italiana Lavoratori Pensionati (UIL Puglia), in collaborazione con l’A.D.A. (Associazione di volontariato per i diritti degli anziani), presieduta dal dott. Rocco Matarozzo.

Sono ormai nove anni che la UIL organizza l’evento dedicato alla poesia nei vari dialetti della Puglia e l’iniziativa, oltre a conservare tutta la sua freschezza, vede ogni anno in crescita sia la partecipazione ed il consenso dei pensionati, che la qualità delle composizioni.
Per l’occasione è stata presentata la IX edizione 2013-2014 dell’Antologia “Il mio cuore, la mia terra, la mia vita” (Levante Editori), che raccoglie tutte le poesie presentate nei vari dialetti con relativa traduzione a fronte e che ogni anno sono sempre più numerose.

Rocco Matarozzo, segretario generale UIL Pensionati di Bari e di Puglia, che firma l’introduzione annota che «Scrivere una introduzione, significa avere la pretesa di prendere per mano il lettore e guidarlo per meglio capire un’opera. Pur nella continuità, anno dopo anno le poesie esprimono qualcosa di nuovo: sentimenti, gioie, dolori. Ricordi belli e brutti, ma anche sofferenze attuali, timori, speranze. E poi trovi insegnamenti, molti insegnamenti per la vita, esperienze vissute e consigli che o fanno bene al cuore o si rivelano, soprattutto per i più giovani, fondamentali per il pragmatico divenire quotidiano».

Il segretario generale della UIL pensionati, Romano Bellissima, scrive nella prefazione che «Ãˆ molto importante realizzare iniziative che riportino l’attenzione sulle persone anziane, sulla loro condizione, sul loro vissuto e anche sulle loro capacità creative e immaginative. Gli anziani infatti non si preoccupano solo di se stessi, perché questa gravissima crisi li sta penalizzando e dimenticando, ma anche e soprattutto dei loro figli e nipoti».

Numerosi gli autori premiati tra i quali ricordiamo: Giovanni Palmarini di Lecce, primo premio per la poesia “Auschwitz (1949-1945): la tragedia ebrea; premio ex æquo Sezione Bari per le poesie “Tramònde” (Agostino Galati di Palo del colle) e “U Natale jiè de tùtte” (Michele Lucatuorto di Bitetto); sezione BAT assegnato a Sante Valentino di Roma per la poesia “N’angele”; sezione Brindisi a Lucia Delle Grottaglie di Mesagne per la poesia “Sctà chiovi”; sezione Foggia alla poesia “’U testèmènt” di Cesare d’Onofrio di Serracapriola; sezione Lecce alla poesia “Valentina” di Filippo Sabatiello di Bari; sezione Taranto alla poesia “Pescature notturne” di Michele Pulpito.

La Commissione ha assegnato anche due premi fuori concorso a Michele Caldarulo per “U sol’e cecàte” ed a Enzo Migliardi per “O Presedènde du conziglie Mattèe Rènze”.

Numerose le menzioni speciali assegnate e gli attestati di partecipazione consegnati ai tanti poeti presenti alla manifestazione.

Il Premio speciale del Coordinamento della A.D.A. (Associazioni di volontariato per i Diritti degli Anziani), è stato assegnato al nostro collaboratore-scrittore Vittorio Polito per “Nonònne” «Perché con la sua poesia ‘Il Nonno’ ha evidenziato il valore delle persone anziane, risorsa e non peso, nel rapporto tra generazioni: genitori, figli, nipoti. Una poesia che va assolutamente assaporata nel vernacolo perché la traduzione in italiano non fa rivivere le stesse emozioni».
Vittorio Polito

Nonònne  di Vittorio Polito             

Iére uagnongídde e stéve vecìne o brascíre
acchiàve nonònne chíne de penzíre
ca m’acchiamendàve sèmbe che tand’amóre
e che nu picche d’emozióne jind’o córe.

A chidde tímbe jinde a le càsere le mamme
crescèvene le figghie sènza dràmme
a la fatìche asselùte l’attàne se ne scèvene
e le nonònne le giornále lescèvene.

Jinde a tùtte le famìgghie de iósce
iè mbortànde de nonònne la vósce.
Che tande chenzìgglie chiàre e terciùte
lóre dónne la stràte a fìgghie e nepùte.

La famìgghie de iósce iè cangiàte,
megghíre e marìte sò scesciàte;
da le càsere se ne vònne fescènne
e a la fatìche la scernáte spènnene.

Acquànne la sére scabbuèscene
jinde a le càsere attùrne rezzuèscene.
 Cìtte cìtte nesciùne u sàpe
ca tènene assá penzíre pe la càpe!

A le fìgghie l’aducazióne la dònne,
da la matìne a la sère, le nonònne.
Che tanda delgèzze e saggèzze
l’aiùdene a crèsce sènz’amarèzze.

A nonònne u serrìse de le nepùte
allàsse u córe de prísce e de vertùte,
e a le peccenìnne na dolgia carèzze
trasmètte amóre, affètte e securèzze.

Cange u munne e iè nu peccàte
acquànne jinde a la case non nge sta u fiàte
de nonònne c’agnéve u córe adásce adásce
d’amecìzie, de prísce e de tanda  pásce.
Il Nonno

Ero ragazzino e vicino al braciere
trovavo il nonno che pieno di pensieri
mi guardava sempre con tanto amore
e con un po’ d’emozione nel cuore.

A quei tempi nelle case le mamme
crescevano i figli senza drammi
al lavoro solo i padri se ne andavano
e i nonni i giornali leggevano.

In tutte le famiglie di oggi
è importante dei nonni la voce
che con consigli chiari e d’interesse
aprono la strada a figli e nipoti.

La famiglia di oggi è cambiata,
moglie e marito sono disordinati,
dalle case se ne vanno correndo
e in ufficio la giornata trascorrono.

Quando la sera smettono di lavorare
nella casa attorno girano e rigirano
e silenziosamente, nessuno lo sa,
hanno assai pensieri nella testa!

Ai figli l’educazione la danno
dal mattino alla sera i nonni
che con tanta dolcezza e saggezza
l’aiutano a crescere senza amarezze.

Ai nonni il sorriso dei nipoti
lascia il cuore pieno di virtù
e ai bambini una dolce carezza
trasmette amore, affetto e sicurezza.

Cambia il mondo ed è assai peccato quando
nella casa manca il conforto del nonno
che pian piano riempiva il cuore
d’amicizia, d’allegria e di tanta pace.
A questo punto un giornalista non può esimersi da alcune considerazioni che riguardano tutti: giovani e anziani.

Un uomo di grande spessore culturale, di cui non ricordo il cognome, ci ha lasciato questa frase: “La vecchiaia non è triste perché cessano le nostre gioie, ma perché cessano le nostre speranze”. Sperare di vincere un premio ad un concorso di poesia non può essere una speranza da coltivare con amore e passione? Io non sto parlando della bugia detta in silenzio che ci consente di vivere meglio perché sorretta dalla speranza, ma di quella speranza che, impegnando la nostra mente e il nostro cuore, consente che i pensionati siano non una risorsa per far crescere il PIL dal punto di vista economico, ma per ripristinare il loro diritto a vivere consapevoli di poter fare qualcosa di utile per loro stessi, la società, la famiglia. (I nipoti di Vittorio Polito saranno orgogliosi della poesia scritta dal nonno e tramanderanno ai loro figli e nipoti i volumi che la lungimiranza di Rocco Matarozzo ha ritenuto di stampare!).

Recentemente ad un incontro ‘culturale’ il relatore citando la frase di Oscar Wilde: “La tragedia della vecchiaia consiste non nel fatto di essere vecchi, ma in quello di sentirsi giovani”, ha criticato gli ‘anta’ che vogliono a tutti i costi sentirsi giovani, ossia fare le cose dei giovani. Ebbene coloro che hanno partecipato a questa iniziativa non sono anziani che si presentano in jeans stazzonati, capelli colorati e orecchino al naso, ma sono persone che non negando i loro anni e i loro acciacchi vogliono evitare di essere considerati ‘parassiti’, anzi con la dignità fisica che deriva dall’età e dall’esperienza cercano di invitare la ‘bella gioventù’ ad individuare i… veri parassiti.

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