Oren al Petruzzelli. Puccini regna, Beethoven riempie

di Adriano Abrusci. Oren. Ancora una volta. Ancora più intenso. Repertorio certo ben noto al Grande Maestro. Puccini, Verdi, Bellini. Estratti d’opera tra i più noti e amati. Tra i più sinceri doni della Fondazione al suo pubblico. Petruzzelli gremito (pur non il dovuto) d’un pubblico entusiasta e ben fiero della propria tradizione. Nel complesso aspettative ripagate: direzione attenta, orchestra reattiva, solisti all’altezza. Agresta e Sartori entrambi a giusto titolo acclamati (seppur non impeccabili) per un Puccini colmo e godibilissimo. Prova della compagine corale insufficiente. Altro tono ed effetto nella seconda parte. Sulle note di una beethoveniana Settima un’orchestra della Fondazione inaspettatamente incoerente nella resa. Picchi meravigliosi e cadute inammissibili in un’esecuzione frammentata e a tratti insicura. Poco amalgamate e attente al reciproco ascolto le diverse sezioni, con numerose imperdonabili defaillance tra i fiati. Prime parti concentrate ma pur inefficaci nell’innegabile tentativo di trascinare i propri nella profondità d’intenti d’opera così ricca, faticando non poco lo stesso Oren ad esprimere la sua visione. Risultato non convincente inatteso e insolito, decisamente non all’altezza delle potenzialità di così attenta e laboriosa formazione orchestrale. Quasi certamente una casualità.

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