Punta Perotti: dopo l'abbattimento il danno di 49milioni per i cittadini
BARI. “La vicenda di “Punta Perotti” (che ha costituito un cavallo di battaglia della sinistra ideologizzata, che ha voluto fortemente l’abbattimento dell’intero manufatto nonostante le regolari concessioni edilizie), oggi deve registrare una novità che sancisce il fallimento dell’amministrazione comunale di Bari che ha proceduto alla demolizione.
Solo per ripercorrere velocemente l’iter procedurale e la storia infinita che ha costellato numerosi anni della politica del capoluogo regionale: pare che i proprietari avessero proposto all’amministrazione l’ipotesi progettuale dell’arretramento della costruzione con le spese di demolizione del manufatto a carico delle imprese, ma che purtroppo gli organismi gestiti da un certo tipo di sinistra ed orientati alla supina affermazione di una pseudo politica ambientalista, hanno voluto ed ottenuto dai partiti di riferimento l’eliminazione del c.d. “eco-mostro” di “Punta Perotti”. A riferirlo il capogruppo della Puglia prima di tutto, Francesco Damone.
"Sorgono - prosegue Damone - allora alcune domande: era proprio necessario, in presenza di concessioni edilizie comunali procedere, in maniera spettacolare, alla demolizione di quelle strutture? I costi della demolizione e quelli decisi dalla Corte Europea a carico di chi andranno? Saremo noi cittadini a dover rimborsare il danno oggi dichiarato subìto dalle imprese? È giusto oggi tentare di tenere sottotraccia la responsabilità di chi al tempo, anche in veste istituzionale, assisteva all’evento e rilasciava dichiarazioni alla stampa per appagare i desideri della sinistra più becera e falsamente giustizialista? Può continuare ad amministrare chi agisce non in nome della legalità vera, ma solo per interessi di parte, contribuendo a causare un danno così rilevante? Oggi dalla stampa si ha notizia che un dialogo è stato ripreso tra le parti (Comune e proprietari) sperando che si trovi una soluzione condivisa e non si inneschi un nuovo contenzioso che alla fine sarebbe dannoso, come ha dimostrato la Corte Europea, per ambedue le parti, specie in considerazione delle difficoltà in cui si dibatte la classe imprenditoriale a causa della crisi economica. Una classe dirigente si esalta quando la Politica ricerca ed attua situazioni legittime e lecite, contemperando i vari interessi in una visione complessiva del bene comune", conclude Damone.
"Sorgono - prosegue Damone - allora alcune domande: era proprio necessario, in presenza di concessioni edilizie comunali procedere, in maniera spettacolare, alla demolizione di quelle strutture? I costi della demolizione e quelli decisi dalla Corte Europea a carico di chi andranno? Saremo noi cittadini a dover rimborsare il danno oggi dichiarato subìto dalle imprese? È giusto oggi tentare di tenere sottotraccia la responsabilità di chi al tempo, anche in veste istituzionale, assisteva all’evento e rilasciava dichiarazioni alla stampa per appagare i desideri della sinistra più becera e falsamente giustizialista? Può continuare ad amministrare chi agisce non in nome della legalità vera, ma solo per interessi di parte, contribuendo a causare un danno così rilevante? Oggi dalla stampa si ha notizia che un dialogo è stato ripreso tra le parti (Comune e proprietari) sperando che si trovi una soluzione condivisa e non si inneschi un nuovo contenzioso che alla fine sarebbe dannoso, come ha dimostrato la Corte Europea, per ambedue le parti, specie in considerazione delle difficoltà in cui si dibatte la classe imprenditoriale a causa della crisi economica. Una classe dirigente si esalta quando la Politica ricerca ed attua situazioni legittime e lecite, contemperando i vari interessi in una visione complessiva del bene comune", conclude Damone.
